Nel flusso ininterrotto degli scioperi di queste settimane ieri si è inserita anche la Cisl, con il suo stop per il contratto del pubblico impiego. E un’iniziativa, Annamaria Furlan in testa, davanti a Montecitorio. La segretaria insiste pervicacemente nella sua linea di opposizione non frontale al governo – a differenza di Cgil e Uil – con la scelta di prendere i problemi per settori, e protestare volta per volta: qualche giorno fa gli edili, per il rilancio delle costruzioni (in quel caso con le sigle consorelle), ieri in splendida solitaria.
«Sono sei anni che questi lavoratori non vedono il rinnovo del loro contratto, hanno perso in media dai due ai quattromila euro, che sono davvero tanti», ha spiegato Furlan. «Con questa giornata vogliamo obbligare il governo a riaprire il tavolo contrattuale: con una lotta seria all’evasione e alla corruzione e con i tagli agli sprechi nella pubblica amministrazione si possono trovare le risorse».

La Cisl, comunque, non si fermerà con lo stop di ieri: Furlan ricorda che il sindacato continuerà la sua «battaglia» con «le tre grandi manifestazioni» oggi a Firenze, mercoledì a Napoli e giovedì a Milano, dove «insieme ai delegati e ai cittadini presenteremo le nostre proposte per far ripartire lo sviluppo. Bisogna investire in innovazione, ricerca e istruzione e migliorare l’utilizzo dei fondi europei per far ripartire la competitività del Paese».

Proteste, però, che non devono fermare l’impianto produttivo italiano: per questo finora la Cisl ha tenuto il freno tiratissimo ad esempio tra i metalmeccanici, come d’altronde non si è voluto estendere lo sciopero a tutte le categorie, unendosi a Cgil e Uil nello stop generale del 12 dicembre. Furlan la spiega così: «Noi scioperiamo con un obiettivo che è chiaro: il rinnovo del contratto della pubblica amministrazione. Contro la crisi, incrociare le braccia in un Paese che ha già perso 25 punti di produzione industriale non ci sembra la strada giusta: non vogliamo fabbriche occupate ma aperte».

I lavoratori della Cisl hanno animato anche un flash mob, per sintetizzare in modo efficace la situazione di chi lavora nel pubblico. Parola chiave: il «congelamento», quello ovviamente del loro contratto, fermo da 5 anni. Con indosso una maglietta bianca e la scritta «Primo dicembre, io sciopero per il mio contratto», i lavoratori si sono presentati con in mano sacchetti da freezer, contenenti i volantini «Congelato da 5 anni. Il contratto del pubblico impiego è scaduto il 31.12.2009». Poi hanno mostrato i cartelli: «Rigore = lavoratori nel freezer?»; «Renzi (po)polare»; «Renzi: con il sindacato un silenzio agghiacciante».

Corale, quindi, la richiesta: «scongeliamo» i contratti, «scongeliamo» i servizi pubblici. «Il governo apra immediatamente il confronto per i rinnovi, altrimenti siamo pronti a ulteriori mobilitazioni», dice Francesco Scrima.

Rispetto alle passate dichiarazioni della ministra Marianna Madia, Furlan ha tenuto a specificare che «non si può pensare che 80 euro al mese possano sostituire il contratto». E poi ha lanciato una frecciatina a Matteo Renzi: annunciando che la giornata fiorentina di protesta si terrà proprio alla stazione Leopolda tanto amata dal premier, la segretaria ha spiegato che la Cisl «offrirà non una cena a mille euro ma pane e salame a un euro e per chi non ce l’ha sarà gratis».

E intanto a Napoli lo sciopero ha preso una piega alternativa: niente classico corteo, le categorie della Funzione pubblica e della Scuola hanno preferito devolvere le risorse che sarebbero occorse per pulmann, palco e comizio a due strutture di accoglienza, la Comunità di Sant’Eligio e la Casa di Tonia di Napoli.

Suggestivo il corteo veneto dei lavoratori Cisl: 3 mila persone con in mano fiaccole elettriche e bandiere hanno attraversato le calli veneziane. A Torino i dipendenti pubblici in sciopero si sono riuniti davanti al Comune, sotto la pioggia battente.