Il ministero della salute nei giorni scorsi ha inviato una circolare alle regioni per autorizzare l’incremento del numero dei posti letto nelle terapie intensive degli ospedali di almeno del 50% e delle pneumologie addirittura del 100%.

I suoi obiettivi di fondo sono del tutto condivisibili ma la sua natura come provvedimento si rivela molto poco pratica dando l’impressione di voler fare tanto per non essere accusata di fare poco. Di questi tempi con gli ospedali pieni di malati di polmonite non è un problema da poco. Di tutto abbiamo bisogno meno che di circolari sbagliate.

Chi conosce le complessità organizzative delle terapie intensive sa che nel breve periodo, è impossibile aumentare i posti letto del 50% (da 5.000 a 7.500).

Nel breve periodo mancano le condizioni fondamentali per farlo, ad esempio gli anestesisti rianimatori (problema da anni denunciato), gli infermieri specialisti (un infermiere per lavorare nelle terapie intensive ha bisogno almeno di tre mesi di affiancamento e di un anno di pratica), gli spazi organizzati (una terapia intensiva è un reparto speciale che va organizzato per legge con un certo tipo di tecnologie con una particolare organizzazione interna).

Chi inoltre conosce le complessità organizzative di un ospedale sa che nel breve periodo l’approccio della circolare tutto imperniato su posti letto delle terapie intensive è sbagliato.

L’ammalato di coronavirus può essere di bassa complessità, di media complessità e di alta complessità.

Quello che serve non è puntare tutto sulla terapia intensiva cioè pensare solo all’alta complessità ma mettere a punto un sistema di degenze differenziato, organizzato come una vera e propria area medica fortemente collegata con la medicina d’urgenza con caratteristiche anche sub intensive.

Il punto che sfugge alla circolare del ministero è che oggi proprio di fronte all’ondata di malati di polmonite, abbiamo soprattutto bisogno di posti-letto di area medica per ricoverare i malati che devono essere isolati e che in certi casi devono essere trattati con Niv (Non Invasive Ventilation).I malati di coronavirus che andranno nelle terapie intensive saranno solo quelli per i quali il problema è strettamente legato alla necessità di intubazione e ventilazione meccanica. Per fortuna questi malati non sono tantissimi.

Per questo la circolare è mal concepita: anziché rispondere al coronavirus con la logica di sistema cioè con l’integrazione delle competenze risponde con la vecchia logica del posto letto.Oggi si tratta di fare tre cose molto pratiche:1) liberare posti letto delle terapie intensive, quelli normalmente occupati da malati impropri ricollocando questi malati nelle aree mediche di competenza, ottenendo in questo modo un aumento di posti letto e un miglior uso dei letti che già ci sono; 2) puntare su un sistema di competenze interdisciplinari integrando specialisti, internisti, pneumologi, infettivologi, anestesisti per gestire soprattutto la comorbilità ecc; 3) nel caso in cui il numero dei malati di coronavirus, quelli gravi da intubare, dovessero aumentare, si aggiungerebbe un numero ponderato di posti letto oltre lo standard medio e, se necessario, si coordinebbero tutte le terapie intensive nella propria regione e in quelle limitrofe. Questo nel breve periodo si può fare senza troppe difficoltà.

Sarebbe saggio se il ministro Speranza, di cui apprezzo la serietà con cui sta gestendo l’epidemia, volesse riscrivere la circolare concordandola con tutte le professioni interessate.

Mi consola sapere che subito dopo l’invio della circolare è stata inviata una ordinanza a firma del responsabile della protezione civile Borrelli nella quale (art 1) si dice che sostanzialmente l’acquisizione dei nuovi posti letto per le terapie intensive e quindi la loro attivazione spetta alla protezione civile.

La circolare aimé è del tutto indifferenziata essa si rivolge indistintamente a tutte le regioni, è necessario dirigere, gli sforzi riorganizzativi, negli ospedali che più di altri hanno bisogno.
Infine un suggerimento pratico: si provveda a potenziare i laboratori di analisi per velocizzare la lettura dei tamponi. I tempi per la loro analisi sono troppo alti (fino a 48-72 ore) Il malato sospetto deve restare isolato in ospedale in attesa del risultato, creando un appesantimento notevole.

Nel nuovo ospedale di Qiboshan a Zhengzhou, nella provincia di Henan, è in funzione da pochi giorni una tac che identifica il coronavirus in 20 secondi.