Grande impresa, misurarsi con la Cina, mondo complicato e da anni in tumultuoso cambiamento. Con la Cina che oggi è di Xi ma che nella prima pagina del primo numero del manifesto quotidiano è la Cina di Mao, raccontata da un inviato molto speciale come K. S. Karol (il manifesto iniziò la sua avventura il 28 aprile 1971 – esattamente, a oggi, 47 anni fa – con il prezioso «reportage dalle basi rosse di Mao» proprio di K.S. Karol) e decifrata da compagni del calibro di Rossanda e Natoli.

K.S. Karol, sul primo numero del manifesto quotidiano la sua

Angela aveva dunque scommesso sul terreno più difficile, negli anni della sua maturità professionale, cercando una sua cifra originale e personale. E trovandola soprattutto nel reportage e nei ritratti. Narrazioni dense di passione e di rigore professionale, di scrittura pulita e coinvolgente.

Una scommessa vinta brillantemente. È stata, anche per questo, una delle “firme” del manifesto, e direi, più in generale, del giornalismo dedicato agli affari internazionali, e lo è diventata perché aveva assorbito l’impasto peculiare di questa nostra scuola, il saper coniugare politica e giornalismo, la capacità di leggere i fenomeni con una lente politica e al tempo stesso con il massimo rispetto dei fatti e dei dati, con una forte e costante attenzione alla politica internazionale, il tutto con una grande qualità della scrittura.

Nel suo caso, poi, la dimestichezza con l’economia dava ulteriore robustezza ai suoi articoli e saggi.

Il grande rispetto che si deve al valore della sua attività e al suo lascito, è intimamente legato al ricordo di come Angela sapeva essere in relazione con gli altri, la sua disponibilità reale all’ascolto e al confronto, la curiosità verso l’altro e verso le ragioni dell’altro.

Una gentilezza d’animo che il suo sorriso ineguagliabile svelava e comunicava.