Tra l’imminente discesa in campo dei sovranisti che il 4 settembre si muoveranno fuori dall’orbita Linke, e la lenta ma inesorabile caduta della socialdemocrazia di governo, ormai assediata anche dall’alternativa ecologista.

L’orizzonte della Sinistra tedesca rimane schiacciato dalla scissione della sua politica, prima ancora della mutazione genetica dell’elettorato non più “solo” coincidente con la parte più progressista del Paese.

Da mercoledì il «movimento di raccolta» “Alzati” lanciato da Sahra Wagenknecht, capogruppo della Linke al Bundestag, ha aperto il sito web (aufstehen.de) da cui dirigere la linea sovranista che non è possibile diffondere nel partito guidato dall’“internazionalista” Katja Kipping. Con lei c’è Oskar Lafontaine, ex presidente Spd e poi del partito in cui entrambi tuttora militano. Sono appoggiati dal gruppo di deputati e funzionari che hanno scelto di seguirli. Non solo dentro alla Linke. Spiccano, fuori dal recinto di casa, il socialdemocratico Marco Bülow e il Verde Antje Vollmer. Con la loro benedizione confermano l’esistenza di un bacino d’interesse che sta tra la sinistra Spd e la galassia ecologista di formazione marxista ma non solo.

Oltre che, naturalmente, dell’universo nazionale “operaio”, del mondo di chi campa di sussidi, dell’esercito dei pensionati ex Ddr che già votano per Alternative für Deutschland. Riportarli indietro è l’obiettivo di Wagenknecht, convinta che l’appoggio della Linke alla Wilkommenopolitik dei profughi di Merkel abbia allontanato i militanti. Secondo “Alzati”, la protezione dei deboli va attuata a partire proprio da quel Volk in agitazione pronto ad ascoltare chiunque gli proponga alternative alle «soluzioni europee» o made in Usa.

«La cultura di benvenuto senza confini» insieme a «l’azione di bande criminali che si muovono mezzi illegalmente verso l’Europa» sono i problemi all’ordine del giorno per Wagenknecht: la linea che l’ha portata a scontrarsi con l’attuale segreteria del partito.

Sull’informazione di riferimento si squadernano le diverse chiavi di lettura del movimento “sovranista”. La Neus Deutschland, organo collegato a filo doppio con i vertici del partito, informa brevemente che “Alzati” «non ha ancora fatto alcun passo in attesa della campagna di entusiasmo che si dovrà creare da qui a fine mese». Sulla Berliner Zeitung, il quotidiano progressista della capitale, invece, ieri si poteva leggere la “lavata di capo” alla leader dei secessionisti di Ulrich von Alemann, 73 anni, professore di Scienze politiche all’Università di Düsseldorf.

«Wagenknecht è vaga su ciò che vuole davvero. Non sappiamo ancora come si inserirà Aufstehen nell’attuale sistema politico. Se si tratta di trasformarlo in un vero partito il potenziale sarebbe dal 10 al 15%. Ma tutto a spese delle altre forze di sinistra. Per questo Wagenknecht è sulla strada sbagliata».

Tuttavia, però, come riporta la Taz, il foglio della sinistra indipendente «nel giorno dell’apertura Aufstehen ha già raccolto 50 mila firme, tra cui quelle di chi sceglieva Afd per protesta». Gente come la studentessa Viktoria, il dj Rene, il volontario del reparto oncologico pediatrico Christian, tra i testimonial sul sito del nuovo movimento. Qui la parrucchiera Margot svela la «paura di perdere la casa» e racconta il lavoro che le «spezza le mani».

Oltre al campo della Linke, non lontano, si consuma lo psicodramma Spd che neppure con la neosegretaria Andrea Nahles recupera il consenso bruciato prima con Sigmar Gabriel e poi con Martin Schulz. La rilevazione dell’Istituto Insa datata 7 agosto fotografa l’avanzata dei Verdi passati all’incasso dell’opposizione frontale alla Groko di Merkel: l’8,9% preso dai Grünen alle ultime elezioni federali è diventato 12,5% mentre il 20,5 della Spd adesso corrisponde al 17%, esattamente quanto vale Afd.

«Distinguiamoci dai Verdi, imitarli non ci aiuta» tiene a precisare Nahles mentre il suo vice, Karl Lauterbach continua a dare tutta la colpa ai bavaresi: «La Csu ha rovinato l’immagine della Grande coalizione e ora i Verdi beneficiano del danno. Ma al di là di Seehofer, il governo funziona bene».