Lo auspicavano tutti e, a un solo giorno dalla voto che avrebbe sancito la spaccatura, l’accordo unitario in Cgil è arrivato. La minoranza riformista, che fino a poche ore prima sosteneva di avere i numeri per vincere, accetta la sconfitta e riconosce che la maggioranza dei delegati appoggia Maurizio Landini che oggi sarà eletto segretario generale della Cgil.

Come a voler ribadire la natura classica dei congressi, l’accordo che evita la spaccatura e la conta è arrivato in piena notte. In una riunione chiusa alle 5 di ieri mattina, Susanna Camusso è riuscita a trovare la quadra tra Landini e Vincenzo Colla.

L’ACCORDO PREVEDE che Landini sia il segretario di tutti ma – per la prima volta nella storia della Cgil – avrà due vice: lo sfidante riformista Colla e una donna, Gianna Fracassi o Tania Scacchetti, attuali segretarie confederali, entrambe combattive e a favore di Landini dal primo momento. Quella di «vicesegretario» è una funzione, non prevede elezione e fu usata solo da Epifani con Camusso pochi mesi prima del passaggio di consegne nel 2010.

In più la segreteria confederale si allarga a 10 membri dagli attuali 9: si aggiunge un altro esponente della minoranza, l’attuale segretario dei chimici e tessili Emilio Miceli e un’altra donna in quota Landini: non è da escludere che possa essere la stessa Susanna Camusso, con delega internazionale per continuare la battaglia nel sindacato mondiale persa per pochi voti ai primi di dicembre a Copenhagen. Inoltre nel Direttivo, il parlamentino Cgil, i sostenitori di Landini avranno il 60 per cento.

Se l’altra notte l’accordo è stato trovato, in mattinata però parecchi sostenitori di Colla lo hanno mal digerito: la quota totale per loro nel Direttivo sarebbe del 38% visto che il 2% è della mozione «Il sindacato è un’altra cosa». In questo modo un buon numero degli esponenti dei territori e delle categorie che appoggiano Colla sarebbero esclusi.

A ROMPERE GLI INDUG e a rivendicare l’accordo è stato a fine mattinata lo stesso Colla, presentandosi ai giornalisti: «Abbiamo trovato un accordo, lo avevo sempre detto che non avremmo spaccato la Cgil. Certo, c’è chi è più convinto e chi meno però l’accordo c’è». E, rispondendo a Camusso che gli contestava i troppi «io», Colla ricorda «che i tanti io ci sono e sono loro che fanno il ’noi’ dell’organizzazione». Sul suo ruolo futuro non anticipa niente: «Lo deciderà il nuovo segretario generale, io per me non ho richiesto niente».

La formalizzazione dell’accordo arriva con l’annuncio che la lista per l’elezione dell’Assemblea generale – che a sua volta eleggerà il segretario – è unica: 179 membri per il nuovo Direttivo, 302 per l’Assemblea. Ogni decisione comunque spetterà a Landini che oggi dopo l’elezione illustrerà il suo programma, basato sul pluralismo e sul rinnovamento delle pratiche e dell’organizzazione.

GIÀ DALLA MATTINA il clima nella grande sala della Fiera del Levante era molto più sereno fra i delegati. Negli interventi dei vari segretari di categoria non sono mancati però i distinguo. Se Fabrizio Solari (Slc), uno dei pontieri per l’accordo fra i riformisti, si è detto «felice quando riusciamo a fare sintesi, ma deve servire per scavare e trovare strade nuove, altrimenti è politicismo», dallo Spi il segretario nazionale Raffaele Atti ha rivendicato «il colpo di reni» unitario «sollecitato dalla nostra base».

Dall’altra parte Serena Sorrentino, giovane segretaria della Funzione pubblica che un anno fa era papabile come nuova segretaria generale, si è rivolta a Landini così: «Caro Maurizio, sono a dirti che hai la mia lealtà ma non ti darò pace sul lavoro pubblico». E la segretaria della Fiom Francesca Re David ha sottolineato come «la forza del congresso è stata guardare in faccia alla realtà e, grazie a Susanna Camusso, abbiamo avuto coraggio per ritrovare autonomia, collegialità e capacità di cambiare».