Per tutta la giornata è un piovere di comunicati, dalle principali categorie della Cgil e dai territori: i piani alti del sindacato si stringono intorno a Susanna Camusso, chiedendo a Maurizio Landini di non spingersi troppo oltre con la sua coalizione sociale, andando a occupare lo spazio della politica. Ed è quello che ha chiesto la stessa leader Cgil in un tesissimo faccia a faccia con il numero uno delle tute blu, in mattinata, in Corso d’Italia: si chiede a Landini di scrivere una nota congiunta in cui si definisce la manifestazione del 28 a Piazza del Popolo come «sindacale e non politica». Ma quest’ultimo non ci sta a piegarsi, e rilancia: «La Cgil si attivi con la Fiom, partecipi alla coalizione sociale».

Torna il «loop» del Congresso

Siamo tornati insomma in pieno loop da Congresso, perché alla fine la coalizione sociale non è altro che lo sviluppo di quella (già avanzata da Landini) richiesta di «rinnovamento del sindacato»: solo che adesso è stata portata in un terreno piuttosto sconosciuto e inedito, e questo spiazza e spaventa tutti gli altri. D’altronde, la Cgil come è oggi, seppure impegnata in battaglie importanti se prese singolarmente, ha fallito su tutti i fronti: la precarietà ha dilagato, le pensioni e il welfare sono stati tagliati, il contratto nazionale è in crisi. E andare a chiedere riforme al Pd, o alla “sinistra Pd”, è ormai out, fuori tempo massimo. Quindi si pone comunque, con la Fiom o no, un’esigenza di rinnovamento. Landini ci sta solo provando, a modo suo.

Uniti con la Cisl?

Un altro tema importante, posto dalla nota della segreteria Cgil di lunedì sera, in cui si diceva che «sì, una coalizione sociale è possibile, ma non per sostituirsi alla politica», è quello dell’unità con gli altri sindacati. Susanna Camusso, dopo aver bocciato e scomunicato la linea Landini, tornava a fare un appello all’unità sindacale: «l’obiettivo è l’unità con Cisl e Uil», scriveva. L’unità è importante, e spessissimo è proficua. E se la nuova Uil a guida Barbagallo ha portato a uno sciopero generale sicuramente progressivo, dall’altro lato la Cisl di Annamaria Furlan – del tutto legittimamente – è però completamente ferma: perché evidentemente ha individuato altri obiettivi rispetto a Cgil e Uil, e rispetto al Jobs Act le critiche sono minori, di tono ben diverso. Questa ossessiva richiesta di «unità» non blocca anche la Cgil?

Comunque Landini, alla critica mossa da Camusso, secondo cui «la proposta di coalizione sociale implica in se stessa la negazione della prospettiva unitaria», ha risposto con una lunga nota, seguita al faccia a faccia. «La coalizione sociale proposta dalla Fiom Cgil – spiega la Fiom – non si configura in alternativa a un processo di unità con Cisl e Uil (in ogni caso non certo facile, date le profonde divergenze in essere) né tanto meno in contrasto alle forze politiche esistenti». E qui la proposta: «Pensiamo che perciò sarebbe utile che la Cgil, insieme alla Fiom, si attivasse per costruire una tale coalizione sociale a partire dall’interesse e dalla disponibilità espressa da tutti i partecipanti a una prima discussione sviluppatasi sabato 14 marzo».

La Fiom risponde anche alla richiesta Cgil di «uscire da qualsiasi ambiguità» (parole della stessa Camusso), e in qualche modo – seppure non in forma di una nota congiunta – tenta di fugare il sospetto che la coalizione sociale voglia sostituirsi alla politica: «La Fiom Cgil è contraria a che qualsiasi struttura della nostra organizzazione, tantomeno la confederazione, promuova formazioni politiche o sostenga questa o quella componente politica o di partito», scrive la Fiom, ripetendo ancora che la Cgil era informata da tempo: «Tale scelta della Fiom Cgil è avvenuta dopo mesi di discussione e si è conclusa con il voto dell’Assemblea nazionale a Cervia a cui ha partecipato ed è intervenuta la segreteria nazionale Cgil, senza tra l’altro sollevare alcuna obiezione di merito né di metodo».

«Chiudiamo in modo trasparente» 

Ma Camusso insiste, vuole che non si possa accusare la Cgil di diventare un soggetto politico: «Bisogna cancellare qualsiasi ambiguità – ha detto – il sindacato ha una sua soggettività politica ma anche una sua fortissima autonomia e non può essere confuso con la costruzione di movimenti politici».

«Bisogna chiudere la discussione in modo trasparente – conclude Camusso – Dobbiamo lavorare sulla contrattazione, abbiamo tanto da fare senza inventarci dell’altro», e ha ribadito di aver fatto «una proposta precisa: si dicano insieme le ragioni e la piattaforma sindacale della manifestazione del 28. Siamo in attesa di una risposta di Landini». Landini, comunque, ribadisce di «non avere nessun interesse personale», che farà «il sindacalista per altri 3 anni» e che non sta «costruendo nessun partito». E quanto all’accusa di volersi “prendere la Cgil” al Congresso del 2018, conclude: «Non sono un ragazzo ambizioso, ho cominciato come apprendista e sono sempre stato a disposizione del sindacato. Farò quello che il sindacato mi dirà di fare».

Ma lo scontro dentro la Cgil sembra soltanto all’inizio: ieri sono usciti, in appoggio alla linea della segreteria confederale, Flai e Fp, Filctem, la Cgil Lazio, mentre il giorno prima erano usciti la Fillea e la Cgil della Lombardia. Per Carla Cantone, dello Spi, «più che coalizione ci vuole coesione sociale». Intanto l’area «Democrazia e Lavoro» ha aderito alla manifestazione del 28.