Mentre tutto sembra andare a rotoli politicamente e socialmente, la Cgil dà una prova di unità e di cambiamento in completa controtendenza. Maurizio Landini è stato eletto segretario generale con il 92,7% dei voti dopo aver fatto un discorso programmatico pieno di citazioni di Claudio Sabattini – «autonomia e indipendenza per un soggetto di trasformazione sociale oltre i luoghi di lavoro» – e di centralità della questione giovanile.

Lo fa riprendendosi la scena e rimettendo ilo lavoro al centro dopo una mattinata in cui i bagliori della divisione erano ricomparsi per la possibilità che Susanna Camusso restasse in segreteria confederale e un pomeriggio in cui un innocuo ordine del giorno che condannava il golpe in Venezuela era usato strumentalmente dai grandi media per dire «la Cgil sta con Maduro».

EMOZIONATO COME MAI, ha preso la parola per spiegare la sua Cgil. «Quando Susanna Camusso mi ha proposto ho sperato con tutto il cuore che quella indicazione fosse condivisa da tutta l’organizzazione per riunificare tutto il mondo del lavoro e per rafforzare tutta la Cgil. Il fatto che questa mia dichiarazione programmatica sia unitaria mi emoziona e mi fa sentire grande responsabilità. La soluzione unitaria e complessiva è importante perché valorizza il nostro pluralismo, la nostra democrazia e i 5 milioni di persone che pagano ogni mese la nostra tessera». «Tutti insieme abbiamo dimostrato intelligenza: la Cgil è una o non è, è plurale o non è, è democratica e partecipe o non è la Cgil».

Come primo problema da affrontare Landini ha citato «la rappresentanza dei giovani», visto che «ci sono più giovani costretti a lasciare l’Italia che migranti che arrivano» e per i quali «dobbiamo saperci innovare e aprirci» partendo dalla «Carta dei diritti che riconosce diritti a tutti a prescindere dal contratto che si ha».

CHI SI ASPETTAVA AFFINITÀ con il governo e i 5S è subito rimasto deluso: «Andremo in piazza il 9 febbraio e la riempiremo, il governo del cambiamento non sta cambiando un bel niente. Non sta intervenendo sulle cause della situazione economica e la manovra è miope e recessiva, non certo la bussola del cambiamento delle politiche economiche e sociali, non si cambia il Paese contro e senza il contributo del mondo del lavoro» e serve «una legge sulla rappresentanza per dare ai lavoratori la libertà di scegliere il sindacato che meglio li rappresenti senza dover sottostare ai ricatti».

Negativo il giudizio sul reddito di cittadinanza: «Il problema è la confusione che sta facendo questo governo che comunque non ha mai ripristinato l’articolo 18 come annunciato. La povertà c’è ma non si può pensare di affrontarla mescolandola con le politiche del lavoro. Fai solo una grande confusione e non affronti né l’una né l’altro».

SULLA TAV (Landini ha appoggiato la lotta No tav negli anni scorsi) la risposta è articolata: «La scelta di andare verso un blocco generalizzato di tutti i cantieri non è intelligente, c’è un problema di piano straordinario delle infrastrutture, materiali ma anche sociali, non solo di grandi opere. Di sicuro serve potenziare le ferrovie anche da altre parti, come la linea adriatica: serve un piano straordinario di investimenti e per il Mezzogiorno».

Ma la chiusura dell’intervento è ancora sull’unità interna. Proponendo come vice Gianna Fracassi e Vincenzo Colla («abbiamo fatto la scelta giusta per l’unità della Cgil, Landini è leale, sarà il mio segretario», ha commentato l’ex avversario) dice tra gli applausi: «Se qualcuno qua dentro si sente landiniano, colliano o camussiano sappia che sono sintomi di una malattia da curare subito». E rilancia anche l’unità con Cisl e Uil.

ALLA FINE ARRIVA una dichiarazione d’amore per il sindacato: «La collegialità fatta di uomini e donne deve dare sempre importanza alla rappresentanza di genere. So di poter contare su una bella organizzazione di donne e uomini libere. Posso garantirvi che la Cgil mi ha fatto innamorare così come le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare. Questa causa val bene un impegno, val bene una vita», chiude per il «tutti in piedi» di rito.
La prima uscita pubblica sarà al Cara di Bari a sottolineare la centralità della questione migranti. E al nuovo segretario della Cgil arrivano anche le congratulazioni del Pd.