Nei giorni in cui esplode il verminaio romano di mafia e corruzione, forse un piccolo furgoncino che attraversa l’Italia può avere un significato ancora più forte. Il veicolo è guidato dai sindacalisti della Cgil, e porta dal Nord al Sud una parola d’ordine: basta illegalità. La campagna «Legalità, una svolta per tutte» chiede nuove leggi e maggiori controlli, per sradicare una piaga che non solo danneggia i nostri servizi (si pensi solo alla sanità, con i costi che lievitano), ma anche i lavoratori: quando un cantiere viene sequestrato, ad esempio, c’è tanta gente che resta per strada.

E proprio da un cantiere è partito il tour nel difficile territorio abruzzese, dove ai danni del terremoto si sono aggiunti gravi episodi di malaffare, di corruzione e sfruttamento del lavoro. Lo skyline dell’Aquila oggi è percorso da decine di gru, e soprattutto si lavora in periferia: ben 2000 i cantieri aperti nel cosiddetto «cratere». La ripresa del centro è molto più lenta e sono ancora pochi gli abitanti che lo hanno ripopolato: una delle ferite aperte, mai rimarginata, è la Casa dello studente, rimasta esattamente come nei giorni successivi al sisma.

Molti cantieri sono stati sequestrati, e quindi oggi sono fermi, perché hanno subito l’infiltrazione della camorra: l’edificio davanti a cui ci portano la Cgil e la Fillea, fatto di abitazioni private, aveva ricevuto come tanti altri un ingente aiuto pubblico per la ricostruzione. Era stato affidato a una grossa ditta locale, la Domus dei fratelli Gizzi, che a loro volta avevano subappaltato i lavori alla casertana Di Tella.

Circa due anni fa è esploso lo scandalo: si è scoperto che i lavoratori impiegati, quasi tutti portati direttamente dalla Campania, avevano delle buste paga perfettamente in regola, ma poi al momento dell’incasso dello stipendio venivano “accompagnati” in banca. Lì dovevano rilasciare metà di quanto guadagnato ai malavitosi, che riconsegnavano tutto alle ditte coinvolte. «Questo sistema è venuto a galla grazie a pochi lavoratori che hanno avuto il coraggio di denunciare, ma in effetti l’omertà era fortissima», spiega Cristina Santella, della Fillea aquilana.

Impalcature deserte, addetti a casa. Come senza lavoro sono oggi le 35 dipendenti della Sanatrix, clinica privata che dopo aver chiuso a causa di diverse inchieste e poi per il terremoto, ha riaperto nel 2011: tutto bene, dunque? Tutte assunte di nuovo? Manco per idea: il nuovo imprenditore che ha rilevato la gestione, ha pensato bene di contrattualizzare altre lavoratrici. E questo nonostante la Regione Abruzzo e il curatore fallimentare si siano impegnati con il sindacato sul mantenimento del vecchio personale: insomma, chi si apprestava a rilevare i posti letto convenzionati, avrebbe dovuto riassorbire infermiere e tecnici entro il 2014.

«Siamo soprattutto donne tra i 40 e i 55 anni», spiegano le lavoratrici, riunite davanti alla vecchia sede della Sanatrix, ancora diroccata dopo il sisma del 2009. «Molte di noi sono monoreddito, con figli a carico. Abbiamo fatto di tutto per riavere il posto, ma finora la politica non ci ha dato risposta. Non è possibile che a pagare dobbiamo essere noi, per il fatto che imprenditori e politici vengono coinvolti nelle inchieste».

Molte lavoratrici hanno già finito gli ammortizzatori, le ultime li esauriranno a gennaio. La Fp Cgil ha chiesto un incontro con il nuovo presidente della Regione, Luciano D’Alfonso: «La Regione dovrebbe revocare i posti letto in concessione alla nuova Sanatrix, perché sono vincolati all’assunzione dei vecchi dipendenti».

Ma l’Abruzzo è anche lavoro agricolo, svolto perlopiù da immigrati. Vittime pure qui del caporalato. Nel Fucino, su 10 mila agricoli, ben 3500 sono migranti. A Luco, 6 mila abitanti, sulla piazza principale c’è la sede della Cgil, punto di riferimento per gli stranieri. «Rappresentano il 20% della popolazione, sono 1000, qui con famiglie e bambini», spiega Marcello Pagliaroli, della Flai.

Un sindacalista “di frontiera”, perché chi lavora con gli immigrati deve affrontare non solo i padroni e i caporali – spesso legati alla criminalità – ma anche il crescente odio per gli stranieri. A Luco sono frequenti gli episodi di razzismo: ad esempio uno dei ragazzi “bene” del paese, che incappucciato alla Ku Klux Klan, dava la caccia agli extracomunitari.

Alcuni lavoratori denunciano buchi nei versamenti dei contributi e del tfr, altri fanno più ore del dovuto, altri ancora subiscono notevoli “decurtazioni” degli stipendi da parte di padroni e caporali. Poi c’è chi vorrebbe prendere festa nei giorni sacri ai musulmani – «Per la nostra Pasqua, la Yid El Ahda» – e chi chiede lezioni di arabo nelle scuole pubbliche per i propri figli.

Luciano Silvestri, che cura la campagna per la Cgil nazionale, spiega che il furgoncino ha viaggiato da Milano al centro Italia, fino a Puglia e Sicilia. La Cgil ha incontrato il procuratore capo dell’Aquila, Fausto Cardella, che ha riconosciuto il ruolo del sindacato e dei lavoratori per la denuncia dell’illegalità. «La Cgil sostiene la proposta di legge per il riutilizzo delle aziende confiscate, insieme ad Arci e Libera», spiega Silvestri.

La segretaria confederale Gianna Fracassi aggiunge le quattro richieste della Cgil al governo: «Introdurre il reato di autoriciclaggio, ripenalizzare il falso in bilancio, modificare la legge sugli appalti e i termini di prescrizione nel processo penale».