Che Serena Sorrentino sia la pupilla di Susanna Camusso non è un mistero: è giovane (38 anni a luglio), seria e competente, è donna. La lider maxima l’ha voluta accanto a sé fin dal suo insediamento, nel 2010, in segreteria confederale: e poi l’ha confermata nel 2014. Ma finora le mancava un trampolino per spiccare il volo, che per un sindacalista che si rispetti è un posto dove farsi le ossa, contrattando e scontrandosi con i politici, ossi duri. Da ieri è la nuova segretaria generale della Fp (i lavoratori del pubblico impiego), eletta in seguito alle dimissioni lampo e del tutto inaspettate di Rossana Dettori dopo 6 anni di onorato servizio.

Napoletana, classe 1978, Sorrentino entra per la prima volta a 13 anni alla Cgil partenopea, per rappresentare un problema della sua scuola. A 23 già siede nella segreteria della camera del lavoro, mentre nel 2010 Guglielmo Epifani la chiama a Roma per seguire le pari opportunità. Sarà poi Camusso a premiarla con un incarico politico. La chiave di questa elezione, spiegano dal sindacato, è «ringiovanire» la dirigenza: e in effetti nella sua breve nota biografica inviata dalla Cgil la parola «giovane» ricorre sei volte in una paginetta, come una sorta di mantra.

Sorrentino – ci tengono però a far sapere dalla nuova plancia di comando – starà «sul pezzo» e «con i piedi ben piantati nella categoria», avrà dossier spinosi di cui doversi occupare, e nessuno questo lo mette in dubbio. Ma a chi conosce un po’ la Cgil, osservando i fatti degli ultimi due giorni, non poteva non venire in mente che, in qualche modo e con tutti i limiti del caso, si tratta di una vera e propria investitura.

Certo, l’attuale mandato di Susanna Camusso scade nel 2018, e in mezzo si potrebbero frapporre altre candidature: molti hanno indicato a più riprese il leader della Fiom Maurizio Landini. Senza contare che la regione Emilia Romagna – di peso nella confederazione, come anche la Lombardia (che però ha già espresso Camusso) – potrebbe porsi di traverso (e Landini stesso è peraltro emiliano). Ma scontati tutti questi “se”, Serena Sorrentino appare già in pole position: se tra due anni fosse eletta segretaria generale si troverebbe alle soglie dei 40 anni, un po’ come è avvenuto per Matteo Renzi premier.

E se oggi in politica, ai ballottaggi, vediamo scontrarsi Raggi e Giachetti, o Fassino e Appendino, perché no – magari un domani – potremmo assistere a una sfida lavoristica Landini-Sorrentino. Ma per ora è fanta-Cgil: le primarie, infatti, o comunque l’idea di un’elezione diretta da parte di tutti gli iscritti, sono state sonoramente bocciate all’ultima Conferenza di organizzazione. Aprendo dall’altro lato, è vero, le nuove Assemblee elettive ai delegati, e diminuendo lo spazio dei quadri, ma lasciando sostanzialmente immutati i meccanismi di selezione dei leader: in Cgil si procede ancora oggi per cooptazione, con una scelta poi validata solo a valle dal voto dei diversi organismi elettivi.

Ma c’è almeno un altro elemento, non affatto secondario, che caratterizza la scelta di Sorrentino: la neo segretaria dei lavoratori pubblici è infatti tra le autrici della Carta dei diritti universali del lavoro, lo Statuto dei lavoratori 2.0 che la Cgil vorrebbe assicurare al Paese attraverso una proposta di legge di iniziativa popolare. Accanto alla Carta, ci sono tre referendum, pronti a cassare alcuni capisaldi renziani: i voucher, innanzitutto, bestia nera di Camusso & company, con l’obiettivo di eliminarli; e poi le tutele crescenti (si tornerebbe a una tutela più solida contro i licenziamenti ingiustificati), fino a regolare gli appalti.

Sorrentino ha girato in lungo e largo lo Stivale, sgolandosi per sostenere le ragioni della Carta e dei tre referendum Cgil. Mese per mese, avendo gestito la delega al mercato del lavoro, ha cercato di smontare i facili entusiasmi del ministro Poletti e di Renzi, eccitati quando qualche indicatore dell’occupazione andava su. Nei confronti pubblici con lo stesso Poletti più volte ha saputo tenere il punto, non perdendo mai il suo aplomb napoletano e l’aria da studiosa, precisissima al limite del secchione.

Ma ora tocca sedersi ai tavoli, e infatti nel suo discorso programmatico la neo segretaria Fp ha indicato la stella polare dei prossimi mesi: il contratto. Quello che i dipendenti di ministeri, sanità, scuola, enti locali aspettano dal 2010, bloccato da tutti i governi, e che neppure una sentenza della Corte costituzionale è riuscita a scongelare. Due giorni fa Carmelo Barbagallo, leader combattivo della Uil, ha annunciato un possibile sciopero generale per settembre: sarà il battesimo di Serena Sorrentino su un palco davanti alle folle? Certo dovrà tornare a sgolarsi, e tanto, perché se le capitasse la sfortuna di dover apporre la sua firma sull’aumento attualmente proposto dal governo (8 euro lordi, quanto una pizza della sua amata Napoli) poi l’ascesa verso il trono Cgil diverrebbe ardua.