Il secondo incendio doloso in due anni. La Cavallerizza Reale, splendido complesso barocco “patrimonio Unesco”, vive questa inusuale frequenza della fiamme, di solito firma di organizzazioni interessate a mettere le mani sul patrimonio pubblico. Ieri, come due anni fa, un incendio ha attaccato una parte dello stabile, causando questa volta danni meno ampi. Questo perché il pronto intervento di alcuni occupanti afferenti alla “Assemblea Cavallerizza 14:45” ha impedito che il fuoco devastasse la “manica corta”, porzione composta da un piccolo teatro e alcuni camerini.

Nelle prime ore del mattino alcuni occupanti hanno visto uscire del fumo dalle finestre; accorsi con alcuni estintori hanno spento celermente le fiamme. I vigili del fuoco sono giunti dopo pochi minuti e hanno messo in sicurezza lo stabile. Secondo le prime ricostruzioni, l’incendio avrebbe avuto origine in tre punti differenti: come nel caso della parte denominata “pagliere” – la parte che nel tardo seicento fungeva da ricovero per i cavalli dell’accademia militare – bruciate due anni fa, l’idea era quella di distruggere l’intero complesso. O quantomeno devastarne una parte importante. All’interno della Cavallerizza Reale, vivono alcuni giovani e meno giovani, che hanno principalmente un ruolo di controllo. Due anni di occupazione hanno attirato l’attenzione dei torinesi, che oggi vivono in massa la Cavallerizza Reale come un polo aggregativo culturale e ricreativo.

Chiara Vesce dell’Assemblea 14:45, commenta: “due incendi in due anni nel cuore di Torino, all’interno di un bene pubblico dal passato, e dal presente, molto travagliato. Sicuramente non è un coincidenza. Ma come due anni fa, le fiamme non faranno che rinsaldare la vicinanza di tutti i torinesi che vogliono salvare questo patrimonio pubblico dal fuoco e dalla speculazione.”

La Cavallerizza Reale di Torino, un tempo di proprietà del demanio è stata acquistata dal comune di Torino, che poi ha tentato la cartolarizzazione. Il crollo del mercato immobiliare, unito all’occupazione portata avanti dalla Assemblea 14:45, ha fatto sì che mai alcuna offerta d’acquisto seria giungesse sul tavolo del Comune. Circa diecimila torinesi hanno firmato una appello contro la vendita della Cavallerizza Reale, e in due anni di occupazione il complesso è stato oggetto di un duro confronto politico. Esiste inoltre una seconda raccolta firme che domanda al comune di Torino il completo riacquisto del bene.

Nei mesi passati è stato presentato un “master plan”, ovvero un progetto di riqualificazione elaborato dagli architetti dello “Studio Homers”, commissionato della Compagnia di San Paolo, nel quale è previsto il potenziamento della fruizione pubblica del complesso , assicurandone anche un fine prettamente culturale. Il Comune, sotto la pressione dell’opinione pubblica interdetta da una cartolarizzazione avventurosa, ha riacquistato una parte del complesso dalla CCT Srl, società di proprietà del Comune, nei mesi passati.

Il “master plan” è stato respinto dalla Assemblea Cavallerizza 14:45, che vede nella scarsità di risorse pubbliche destinate alla riqualificazione, l’indicatore che i privati ne gestiranno una buona parte.

Il secondo incendio della cavallerizza Reale conferma quindi una caratteristica preoccupante: il fuoco nei luoghi abbandonati di Torino oggetto di potenziali riqualificazioni. Il celebre “Palazzo del lavoro” costruito in occasione del centenario dell’Unità d’Italia, solo un anno fa fu oggetto di un vasto incendio che ne distrusse una parte importante. Anche in quel caso fu evidente che le fiamme ebbero origine dolosa.

Ovviamente tali luoghi, abbandonati all’incuria, sono spesso rifugio per disperati in cerca di un tetto, oppure vengono depredati da chi cerca il rame. Contesti in cui un incendio si può sviluppare con facilità.

Improbabile che questo sia il caso del fuoco che ieri ha avuto luogo presso la Cavallerizza Reale, come improbabile è l’ipotesi che le fiamme possano essere scaturite da un corto circuito.