Sua l’idea, come sempre. Più di uno ne aveva avuto il sentore: l’ideatore della “colossale” evasione fiscale è Silvio Berlusconi in persona. Lo scrivono i giudici della sezione feriale della Cassazione nelle 208 pagine che motivano la sentenza Mediaset pronunciata nei primi giorni di agosto, quando qualche ingenuo aveva pensato che quella condanna a quattro anni fosse davvero la pietra tombale per la carriera politica del Cavaliere.

Le motivazioni, anche se prevedibili, comunque pesano in vista del 9 settembre quando la giunta per le elezioni si pronuncerà sulla decadenza del senatore Berlusconi. La sua reazione non si è fatta attendere. “Se qualcuno pensasse di poter eliminare con un voto parlamentare il leader del primo partito italiano, cioè il sottoscritto, e questo venisse fatto sulla base di una sentenza allucinante e fondata sul nulla, allora ci ritroveremmo davvero in davanti a una ferita profonda e inaccettabile della nostra democrazia. Io credo che milioni di italiani non lo consentiranno”.

Le motivazioni della sentenza che hanno messo la parola fine al caso dei diritti tv Mediaset sono state firmate non dal solo relatore ma da tutti e quattro i giudici della Corte suprema, fatto non rituale che non a caso avviene dopo le polemiche suscitate dall’intervista rilasciata dal presidente Antonio Esposito al quotidiano il Mattino. La Cassazione, di fatto confermando l’impostazione dei giudici di merito, scrive che “Berlusconi fu ideatore del meccanismo del giro dei diritti che a distanza di anni continuava a produrre effetti (illeciti) di riduzione fiscale per le aziende a lui facenti capo in vario modo”. Dunque, lo stratagemma fraudolento da lui ideato continuava a funzionare anche in seguito, quando si era sfilato dalla presidenza di Mediaset. “Conoscendo perfettamente il meccanismo – scrivono i giudici – ha lasciato che tutto proseguisse inalterato mantenendo nelle posizioni strategiche i soggetti da lui scelti e che continuavano a occuparsi della gestione in modo da consentire la perdurante lievitazione dei costi di Mediaset a fini di evasione fiscale”.

Secondo la sentenza, inoltre, non sta in piedi l’ipotesi prefigurata dalla difesa di “una colossale truffa ordita per anni ai danni di Berlusconi”, proprio per la posizione dei personaggi chiave della vicenda che per anni sono sempre stati mantenuti in posizioni cruciali e in contatto diretto con il capo. I giudici della Suprema Corte, infine, hanno ripercorso il meccanismo truffaldino definendolo “un gioco di specchi sistematico” relativo all’acquisizione dei diritti tv, che “rifletteva una serie di passaggi privi di giustificazione commerciale”. E ad ogni passaggio “la lievitazione dei costi era (a dir poco) imponente”.

Prevedibile e stizzita la reazione dei legali del Cavaliere. “Mai il Presidente Berlusconi – si legge in una nota – ha avuto incarichi in Mediaset. Mai si è occupato degli acquisti dei diritti televisivi. Mai si è occupato degli organigrammi societari. Mai ha avuto alcun ruolo nelle denunce dei redditi…”. Se la destra si accoda sbraitando come sempre, questa volta una mezza novità c’è: il Pd commenta.

Curiosamente si fa sentire prima il responsabile giustizia del partito, Danilo Leva, poi il segretario Guglielmo Epifani. Con posizioni molto nette. “Le motivazioni depositate dalla suprema Corte – dice Leva – sono chiarissime e non lasciano spazio ad alcuna libera interpretazione, giustificando in pieno la condanna a 4 anni di reclusione per frode fiscale”. Se ne deduce che, “ora la giunta per le immunità al Senato sarà chiamata ad applicare la legge che in uno stato di diritto è uguale per ciascun cittadino. Non sono previsti tempi supplementari”. E’ la posizione ufficiale del partito? “La linea del Pd mi sembra uniforme – ha dichiarato Leva a Radio Popolare – c’è una posizione espressa a titolo personale da Violante ma mi sembra chiara la posizione del segretario”. E Guglielmo Epifani conferma, rivolgendosi indirettamente a Berlusconi: “Non e’ una sentenza fondata sul nulla, si tratta di un reato particolarmente pesante e particolarmente grave se commesso da un esponente politico… Per noi la giustizia deve essere uguale per tutti. Nessuno è sopra la legge e le sentenze si rispettano”. Detta così, sembra proprio una minaccia.