Per la terza volta la Cassazione ha annullato l’ordinanza del tribunale del riesame che rigettava il ricorso contro i sequestri subiti da Marco Carrai nell’ambito dell’inchiesta Open. Il riesame aveva appunto riconosciuto come legittimi i sequestri avvenuti nel 2019, ma la Cassazione ha di nuovo annullato il provvedimento, stavolta senza rinvio: i magistrati che indagano su Open dovranno restituire all’imprenditore i pc, i cellulari e gli altri supporti informatici con divieto di trattenere copia dei dati.

Le motivazione arriveranno entro un mese, ma secondo il difensore dell’esponente del «Giglio magico», Massimo Dinoia, «il supremo collegio ha chiuso una volta per tutte la questione e ha statuito che non sussiste neppure l’ipotesi astratta del delitto di illecito finanziamento di partito e che la Fondazione Open ha sempre operato lecitamente per il raggiungimento dei suoi scopi statutari». Per l’avvocato «resta incomprensibile la scelta processuale della procura di Firenze: soltanto dopo che era stata celebrata davanti alla Cassazione l’udienza di discussione e dopo che quest’ultima aveva rinviato al solo scopo di rendere nota la sua decisione, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio degli imputati, senza attendere di conoscere la deliberazione della corte».

Il 9 febbraio la Procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per gli 11 indagati dell’inchiesta su Open, che secondo l’accusa avrebbe raccolto fondi «in violazione delle normative» sul finanziamento ai partiti. La richiesta riguarda Matteo Renzi, Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Alberto Bianchi e Carrai, oltre agli imprenditori Patrizio Donnini, Riccardo Maestrelli, Pietro Di Lorenzo, Alfonso Toto e due manager della British American Tobacco, Giovanni Carucci e Carmine Gianluca Ansalone. I pm ipotizzano anche due episodi di corruzione, a carico tra gli altri di Lotti e Bianchi, e il traffico di influenze illecite.

Per Renzi «oggi c’è un messaggio di speranza per i più giovani: quando parla la giustizia, tace il giustizialismo. Oggi vincono le persone che credono nella giustizia».