«Fosse stato per me Gambaro l’avrei espulsa subito e lo streaming non l’avrei mai aperto». Con queste parole il conduttore della internet tv di Beppe Grillo ha avvertito il pubblico connesso che non ci sarebbe stata nessuna diretta per la riunione più attesa da quando il Movimento 5 stelle è entrato in parlamento (al suo posto spazio a un comizio di repertorio del Beppe). Hanno voglia di allenarsi nelle riunioni riservate dello studio Casaleggio, evidentemente deputati e senatori che esprimono il nucleo duro del grillismo temono ancora di fare brutta figura nel confronto con i «dissidenti», come vengono chiamati quelli che osano autonomia di giudizio. Evidentemente capiscono anche loro che argomenti del tipo: «Adele Gambaro deve chiamare Beppe e chiedergli scusa» non sono proprio granitici.

Anche perché spesso nel confronto i duri e puri diventano nervosi, e capita che il deputato Di Stefano chiami la collega cittadina Pinna «miserabile» e «bambina». Un’altra donna che dà fastidio, un altro uomo che si fa violento nel linguaggio.

Niente streaming dunque, perché la regola della trasparenza grillina ormai è assodata: può trasparire solo quello che non disturba. E se non è il caso di dolersi troppo perché l’ideologia del senza filtro ha già mostrato la corda nelle due consultazioni-comizio con i grillini e Bersani e poi Letta (con Letta veloce a imparare la lezione), non si può tacere l’incongruenza di chi professa la casa di vetro e poi stacca la linea quando gli conviene.

Falsità per falsità, conviene non trascurare neanche la linea di difesa che i «beppini» ortodossi ed espulsori hanno proposto davanti alle prime prese di distanza. «Non tocca a noi decidere – ha detto il senatore Vito Crimi – ma solo far giudicare la rete». Non male per chi si aggrappa alla sacralità del regolamento, visto che in quel testo – dettato da Grillo – c’è scritto invece che sono proprio i gruppi a decidere (a maggioranza) sulle espulsioni, e la rete può solo eventualmente «ratificare». Insomma, come dice Grillo, prendetevi le vostre responsabilità.

Ma nemmeno sull’attendibilità del test in rete bisogna fare troppo affidamento. Grillo vuole l’espulsione di Gambaro, si sa. Grillo, Casaleggio e lo staff amministrano la consultazione online, dunque bisogna fidarsi. Il campionario dei commenti volgari e delle minacce anonime ai «dissidenti» non incoraggia. Anzi scoraggia anche gli iscritti, che ricordiamolo sono quelli «certificati» cioè approvati direttamente da Casaleggio. Se alle «parlamentarie» e alle «quirinarie» aveva partecipato il 60% degli aventi diritto, alle più recenti votazioni per l’espulsione del senatore Marino Mastrangeli aveva cliccato (in maggioranza per l’espulsione) solo il 40% dei 48.292 aderenti al Movimento 5 stelle. Che poi erano appena 10 in più di quelli registrati alle quirinarie, quindici giorni prima. Sono pochi i dati calati dal blog, ma bastano per calcolare che tra le parlamentarie (metà dicembre) e le quirinarie (metà aprile) il tasso di crescita degli iscritti era stato venti volte superiore: in quindici giorni erano aumentati di più di duemila. Che sia tutto lì il problema?