La discriminazione te la porti fino alla tomba. O forse no: in Spagna nasce dopo otto anni di lotte una casa di riposo destinata a un collettivo perseguitato per anni, e segnatamente per i 40 anni della dittatura franchista: quello Lgtbi. Già, perché molti omosessuali che sono faticosamente usciti dall’armadio negli anni 80 e 90 oggi si stanno facendo anziani. E non c’è nulla di peggio che dover tornare a «chiudersi nell’armadio», come si dice in inglese e in spagnolo, dopo esserne finalmente usciti con un coming out spesso molto faticoso.

MOLTI DEI COETANEI di quei ragazzi e ragazze che alla fine degli anni 70 marciavano coraggiosamente in Spagna (il primo Pride avvenne il 26 giugno 1977, capeggiato dal collettivo trans e finì con moltissimi feriti e incarcerati) ancora oggi fanno fatica a capire una realtà che erano stati educati a disprezzare. Non solo: molti omosessuali cresciuti nella dittatura vennero allontanati dalle proprie famiglie o non potettero formarne una propria, al contrario della generazione più giovane.

L’iniziativa della casa di riposo Lgtbi friendly nasce dalla Fondazione 26 dicembre, che prende il nome dalla data in cui, nel 1978, venne finalmente derogata la franchista «Legge sulla pericolosità e riabilitazione sociale» che stigmatizzava l’omosessualità mettendola sullo stesso piano del vandalismo, della mendicità, del consumo di droga, della prostituzione e della pornografia.

«Grazie alla Comunità di Madrid, gli anziani Lgtbi che hanno lottato tanto per i nostri diritti, e che tanto hanno sofferto durante tutta la loro vita, avranno un luogo dove vivere e morire con dignità senza dover tornare a chiudersi nell’armadio. Soprattutto, accompagnati», scrivono dalla Fondazione. La Comunità di Madrid ha ceduto questa settimana l’uso di un locale di 3.300 metri quadrati, chiuso dal 2008 che era precedentemente stato una casa di riposo. La Fondazione, dopo i necessari e costosi lavori di ristrutturazione (per i quali cercano ancora finanziamenti), spera di inaugurarla il 26 dicembre, a 40 anni della scomparsa della nefasta legge che ha causato persecuzioni dolorosissime e carcere per molte persone omosessuali (soprattutto gay e transessuali).

LA CASA DI RIPOSO dovrebbe poter ospitare 66 grandi invalidi su 4 piani con personale specializzato, e offrirà anche cure palliative alle persone che ne avranno bisogno. Inoltre sarà anche un centro diurno, sempre per anziani. Si chiamerà «Josete Masa», un omosessuale rinchiuso in manicomio dalla famiglia. «La maggior parte di noi allora veniva mandato in carcere, i ricchi invece li mandavano in manicomio», spiega Federico Armenteros, presidente della Fondazione, in un’intervista. Dopo 17 anni isolato dal mondo, Masa morì di cancro, accompagnato dai volontari della Fondazione. «Rappresenta la storia del nostro collettivo, e volevamo ringraziarlo battezzando con il suo nome questa casa di riposo per dare importanza a quelli che non si sono mai sentiti importanti».

Attualmente, la fondazione assiste circa 700 persone attraverso le proprie attività, tra cui una cinquantina di persone in modo più specializzato e domiciliare.

Il problema dell’assistenza rispettosa e senza pregiudizi per anziani e anziane Lgbti è particolarmente sensibile per le persone transessuali. L’obiettivo della fondazione è quello di non esternalizzare i servizi e di formare invece del personale con un approccio integrale alla persona, specializzato in genere e diversità – magari proprio persone provenienti da gruppi che hanno più difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro. D’altra parte, sottolineano dalla Fondazione, se anche preti, suore e militari hanno luoghi dedicati alle persone anziane, perché non dovrebbero averla anche le persone omosessuali?

RIMANE IL PROBLEMA economico. In Spagna ci sono moltissime persone con pensioni bassissime che non possono permettersi di vivere in un centro per anziani a meno di non ricevere qualche tipo di sovvenzione (per esempio nel caso degli invalidi, per i quali una legge ancora del governo Zapatero, sistematicamente sottofinanziata, prevede aiuti crescenti con il livello di invalidità). La gestione di questo centro sarà in mano alla stessa fondazione che promette di cercare fondi e convenzioni con le istituzioni per aiutare le persone in stato di necessità.

«Ci concentreremo sulle ultime fasi della vita di queste persone, e cercheremo di coccolarle, prenderci cura di loro e che possano andarsene da questo mondo nel modo più tranquillo possibile, in un posto gradevole, in un contesto di molta cura e molto affetto», ha detto Armenteros in una recente intervista.

IN EUROPA, iniziative del genere sono già nate nei paesi più attenti ai diritti Lgtbi, come la Svezia, la Germania e, recentemente, la Francia. La Spagna ancora una volta è all’avanguardia in questo campo.