Il New York Times, citando sia funzionari Usa che un ex comandante militare venezuelano, ha rivelato come nell’ultimo anno l’amministrazione Trump abbia avuto diversi incontri segreti con ufficiali venezuelani ribelli, per discutere un piano finalizzato a rovesciare il presidente Nicolas Maduro; alla fine i funzionari statunitensi hanno deciso di non aiutare i cospiratori ed hanno bloccato i piani per il colpo di stato.

LA CASA BIANCA non ha voluto commentare i dettagli degli incontri, ma si è limitata ad un comunicato con cui ha detto che è importante impegnarsi in «un dialogo con tutti i venezuelani che dimostrano il desiderio per la democrazia in modo da portare un cambiamento positivo».

Mentre l’attuale presidente deve difendersi dalle continue rivelazioni del New York Times, l’ex presidente Barack Obama, nel corso di un evento all’Università dell’Illinois, ha di fatto inaugurato il tour elettorale per le elezioni di midterm che si terranno a inizio novembre, tenendo un vero e proprio comizio, e nominando Trump per la prima volta da quando ha lasciato la Casa Bianca.

QUELLO DI OBAMA è stato un discorso al suo meglio; smessi i panni istituzionali del commander in chief, l’ex presidente parla più liberamente e, grazie al passaggio in cui ha menzionato la necessità di un sistema sanitario pubblico gratuito per tutti, ha raccolto anche il ringraziamento di Bernie Sanders. L’attacco frontale è arrivato nei confronti di Trump, definito «una minaccia alla nostra democrazia», dal quale gli americani possono difendersi andando a votare.

Con questo comizio Obama ha dato il via al tour di due mesi durante il quale sosterrà i candidati democratici per il midterm, ed il suo invito ad andare a votare va inteso in questo senso: «Non lamentatevi, non fate hashtag, non siate ansiosi, non rinchiudetevi, non diventate compulsivi, non perdetevi nel distacco ironico, non mettete la testa nella sabbia, non fischiate: votate (…). Non venitemi a dire che il vostro voto non ha importanza, e se pensavate che le elezioni non contassero, spero che questi ultimi due anni abbiano corretto quell’impressione».

Obama ha citato direttamente uno dei momenti più bui di questa presidenza, riferendosi alle dichiarazioni ufficiali di Trump a seguito dell’attentato razzista di Charlottesville, quando The Donald dette la colpa della violenza dove perse la vita un’attivista anti nazista, a entrambe le parti; «Quanto può essere difficile, dire che i nazisti sono cattivi?», ha chiesto retoricamente Obama.

PER L’EX PRESIDENTE il suo successore, peró non è la causa del problema ma il sintomo, e sta «sfruttando il risentimento su cui i politici hanno soffiato per anni»; è passato poi ad attaccare il partito opposto, che vede cambiato in peggio, in quanto i repubblicani ora «non sono dei conservatori, sono diventati dei radicali. Negli ultimi decenni la politica della divisione, del risentimento e della paranoia ha sventuratamente trovato casa nel loro partito».

Obama ha accusato i conservatori di aver spianato la strada alla polarizzazione della politica americana con l’opposizione cieca fatta al suo governo, anche su temi che potevano essere affrontati in modo bipartisan.

L’INVITO AD ANDARE A VOTARE e alla mobilitazione di base è stato ripetuto più volte citando come esempio i ragazzi che, a seguito di una sparatoria avvenuta nella loro scuola, in Florida, invece che limitarsi a fare delle veglie, hanno fondato il movimento contro le armi, Never Again: «Non ci si puó sedere e aspettare un salvatore, rinunciare perché non ci si sente sufficientemente ispirati da questo o quel particolare candidato. Questo non è un concerto rock. Questo non è Coachella. Non abbiamo bisogno di un messia».