È stato ribattezzato il G6 + 1 per evidenziare l’isolamento nel quale si è recluso Trump, risultato delle sue politiche di commercio unilaterale e delle azioni scellerate in nome della sicurezza. Ma a questo summit Trump si è presentato rafforzato dai sondaggi sul suo gradimento non più in caduta libera, ma dove è risalito a un livello che non si vedeva da prima del suo seppur fallito tentativo di abrogare l’Obamacare: il 44%, che non è una percentuale bulgara ma un segnale positivo per un presidente tanto controverso.

Un altro segnale positivo per Trump, i risultati delle primarie che si stanno tenendo in vari Stati in preparazione del vito di midterm del prossimo novembre, dove i candidati trumpiani stanno avendo la meglio su quelli dell’establishment del partito repubblicano, sempre più ai ferri corti con il presidente, tanto che il leader della maggioranza alla Camera, Paul Ryan,l’ha pubblicamente contraddetto riguardo la possibilità di «concedere la grazia a se stesso», ricordandogli che nemmeno il presidente degli Stati Uniti è al di sopra della legge, e smentendo le sue affermazioni riguardo una spia che sarebbe stata infiltrata dall’Fbi nella campagna elettorale repubblicana.
Trump, comunque, si è diretto verso il G7 anticipato dai twit polemici diretti ai rappresentanti di Canada e Francia, ma anche ai democratici americani, con la stessa aggressività protezionista ed isolazionista. Nei riguardi del Canada il dente avvelenato di Trump affonda nel formaggio del Wisconsin, Stato che a suo dire viene penalizzato dalle importazioni di prodotti caseari dei vicini canadesi, per i quali ha in serbo dei dazi ad hoc.

Ma gli affronti non sono stati solo via twitter, Trump ha subito precisato che non rimarrà per tutta la durata del summit, e salterà l’incontro sul clima, argomento verso il quale non ha mai nutrito particolare passione visto che ritiene il cambiamento climatico una bufala messa in giro dalla Cina per danneggiare l’economia americana. La ragione ufficiale per questa defezione è quella di una sovrapposizione tra il summit e l’incontro fra Trump e il leader nordcoreano Kim Jong Un, previsto per il 12 giugno. Ma in molti vedono in questa sua decisione la volontà di sottrarsi al gelo che lo circonda a causa dei dazi applicati ai Paesi presenti al G7.

Non contribuisce a riparare i ponti rotti fra la Casa bianca e quelli che dovrebbero essere i suoi maggiori alleati, la richiesta avanzata da Trump di reintegrare la Russia nel gruppo delle più grandi economie del mondo, richiesta che ha attirato l’ira dei politici americani, sia democratici che repubblicani, oltre ad aver infiammato le tensioni al G7.

«Amo il nostro paese, io sono stato il peggior incubo della Russia – ha detto Trump dal South Lawn della Casa Bianca prima di partire per il Québec – ma ciò detto, la Russia dovrebbe essere presente a questo incontro. Perché stiamo avendo un summit senza la Russia?”

Il passaggio da G8 a G7 è avvenuto nel 2014, quando i membri del gruppo espulsero la Russia a seguito dell’invasione e annessione della Crimea da parte di Mosca, ora il suggerimento di Trump di riportare la Russia nell’esclusivo club dei Paesi industrializzati si aggiunge a una lunga lista di gesti amichevoli nei confronti del Cremlino; gli oppositori di Trump da tempo si lamentano di questa sua politica estera troppo filorussa, ma se la retorica di Trump verso Putin è notevolmente più calorosa di quella di Obama, nella prassi l’amministrazione Trump ha compiuto passi significativi contro il Cremlino, incluse nuove sanzioni, l’espulsione di dozzine di diplomatici e il chiusura dei due consolati russi, a Seattle e San Francisco.

Questa sulla Russia non è stata l’unica affermazione destabilizzante fatta prima di dirigersi al G7. Trump nell’incontro con i giornalisti ha espresso l’essenza della sua presidenza, definendo il licenziamento del capo dell’Fbi James Comey un «favore alla nazione», ribadendo la volontà di cancellare l’accordo per il commercio nordamericano con Messico e Canada; e chiedendo alla stampa di indovinare l’identità della prossima persona in carcere a cui concederà la grazia («Vi dico solo che è un grosso nome»). Aggiungendo che, dopo un iniziale sbigottimento, i Paesi che ora sono freddi con lui di certo lo ameranno di nuovo.