«I migranti hanno scelto tempistiche terribili – ci dice lo scrittore Paco Ignacio Taibo II – Stanno affrontando nello stesso tempo il governo messicano uscente, che non si occupa delle loro sorti fino in fondo ma solo parzialmente, le pressioni statunitensi e l’impossibilità del governo entrante di organizzare solidarietà e appoggio concreto. E poi stanno scatenando due sentimenti differenti: da una parte un’enorme solidarietà tra le persone che pensano che un salvadoregno è come un italiano che è come un messicano, ma che vive a 600 chilometri da Città del Messico; dall’altra la fobia razzista della classe media conservatrice e reazionaria».

L’attraversamento del Messico da parte dei migranti centro-americani è uno dei tanti elementi di attacco e critica al presidente eletto Andrés Manuel López Obrador, che entrerà però in carica sabato primo dicembre. Mai come prima nella storia di questo paese un presidente è sotto il fuoco incrociato di media, imprenditori, politici e movimenti sociali.

Cosa sarà dei sei anni del suo governo nessuno sa dirlo. Quando lo chiediamo allo scrittore Taibo II ci risponde semplicemente: «Non ho la palla di cristallo. Sicuramente la Brigata non modifica il suo spirito e la sua attitudine, certamente si aprono nuovi spazi culturali e possibilità». Anche Paco Ignacio è stato al centro di un grosso dibattito, non tanto per il suo appoggio ad Amlo quanto perché la sua investitura a direttore del Fondo di Cultura economica è diventata realtà dopo che la commissione per la parità di genere del senato ha approvato la modifica alla legge federale delle istituzioni parastatali che negava la possibilità a chi non è messicano di nascita di dirigere un organo pubblico decentralizzato.

Certamente Obrador non farà esodo dal capitalismo, tanto meno da quello estrattivo. Forse si ispirerà a Morales o Chavez cercando di redistribuire parti delle ricchezze create dalla vendita del petrolio, rinazionalizzandolo, senza però occuparsi delle problematiche ambientali e sociali con le perforazioni che giustificano, in primis lo sgombero di comunità indigene o rurali.

Alfonso Romo, già padre del Plan Puebla-Panama, imprenditore che ha finanziato le campagne elettorali di Fox (Pan) e Salinas de Gortari (Pri) sarà il prossimo capo del gabinetto presidenziale. Una garanzia di continuità con il passato per sfruttamento del territorio e grandi opere.

Alla segreteria per l’Educazione pubblica siederà Esteban Moctezuma, già al servizio del presidente Zedillo e che guidò il tradimento contro l’Ezln cercando, durante i dialoghi di pace, di catturare la comandacia organizzando un’imboscata armata.

Nella squadra di governo di Amlo ci sarà anche Manuel Bartelett che è considerato il responsabile della frode elettorale del 1988. Sarà alla guida della Commissione federale per l’Elettricità. E ci saranno anche due ex militari nella squadra di governo, tanto che è pronta una legge per la creazione di una sorta di nuova milizia, che qualcuno dice essere un corpo di difesa personale del nuovo presidente che non può fidarsi di polizia federale ed esercito.

Il paramilitarismo nel continente ha già lasciato ferite profonde, non democrazia. Così le dure critiche mosse inizialmente solo dall’Ezln non sono più isolate. Il Messico si prepara al cambio di governo vivendo una situazione molto complicata. I poveri sono la grande maggioranza. La violenza, anche di genere, è la forma di controllo del territorio e morti e sparizioni forzate sono all’ordine del giorno in ognuno dei 32 Stati del paese.

La droga è la grande scusa per Stato e imprese legali per autoassolversi dando ogni colpa degli scontri per il controllo dei territori ai narcos. In questo clima il docente, editorialista e scrittore Carlos Fazio sostiene che «Obrador ha la possibilità di portare un cambio sostanziale al paese, ma dentro al marco del sistema, dentro il marco del capitalismo. In Messico stiamo vivendo una situazione caotica, potrebbe bastare poco per portare ossigeno alla società».

«Se le forze sociali spingeranno si potrebbe arrivare alla costruzione di un nuovo stato sociale – dice Fazio – Ci si aspetta che siano giudicati realmente gli ex presidenti, che la corruzione sia davvero combattuta, che sia fatta giustizia contro i criminali dal colletto bianco. Ha preso 30 milioni di voti perché ha detto che avrebbe cambiando il sistema. Non ci sarà un cambio radicale ma comunque Amlo potrebbe essere un balsamo per una società schiacciata da 35 anni di neoliberismo».

Obrador è tirato per la giacchetta da destra a sinistra. Quanto il suo mandato sarà in continuità con passato e capitalismo sarà dato dalle capacità di pressione delle diverse forze in campo. Certo non sarà una rivoluzione.