Solo per fare qualche numero, dalla Puglia sono partiti in nottata 95 pullman, dalla Toscana 66, dall’Emilia Romagna 45. Più i tantissimi che arriveranno a Roma in treno, e il magnifico gruppo di sempreverdi che è partito giorni fa in bicicletta da Fabriano nelle Marche alla volta della capitale. Saranno in decine di migliaia questa mattina in piazza del Popolo per la manifestazione nazionale dei pensionati. Un’autentica prova di forza che, alla fine, ha convinto anche il governo a organizzare un incontro sulle pensioni e le politiche del lavoro. Dopo ben 18 mesi dalla iniziale richiesta di Spi, Fnp e Uilp, l’appuntamento con il ministro Poletti e il sottosegretario Nannicini è per martedì prossimo.
Lo slogan della manifestazione è “A testa alta: tutti insieme per rivendicare diritti e dignità dei pensionati”, con i tre sindacati confederali che chiedono al governo Renzi, ai partiti e al Parlamento il rispetto di diritti fino ad ora negati. Si va dalla difesa delle pensioni di reversibilità, alla tutela del potere di acquisto e al recupero del danno prodotto dal blocco della rivalutazione; dalla separazione tra previdenza e assistenza, alla parificazione fiscale tra pensionati e dipendenti, per finire con l’estensione degli 80 euro alle pensioni più basse.
Un volantino, in distribuzione già da alcuni giorni, spiega sinteticamente ma in dettaglio le richieste di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp. Compresa la richiesta di una modifica della legge Fornero, che permetta più flessibilità in uscita e l’entrata dei giovani nel mondo del lavoro. E più risorse per l’invecchiamento della popolazione, con una legge quadro sulla non autosufficienza.
Alla vigilia della manifestazione, il ministro Poletti ha anticipato: “Sappiamo che le organizzazioni sindacali hanno una loro piattaforma, faremo un ragionamento su questa, insieme ad altri temi come il lavoro e l’occupazione. Vedremo quello che è possibile fare”. Il governo, assicura Poletti, intende affrontare anche i temi dei lavori usuranti e delle ricongiunzioni onerose.
Capitolo flessibilità in uscita: “La sede della decisione è la legge di stabilità – annuncia il ministro – e le penalizzazioni non saranno uguali per tutti: abbiamo vincoli di bilancio, abbiamo un equilibrio da gestire e un tema di equità sociale. La penalizzazione non può essere uguale per tutti: chi ha perso il lavoro è diverso da chi vuole legittimamente lasciare il lavoro tre anni prima”. Nelle intenzioni del governo, l’intervento partirà per tre anni, e ogni anno permetterà l’accesso di nuova classe di età: “Non so se il meccanismo sarà strutturale o permanente – conclude Poletti – ma avrà durata di più anni”.
Alla manifestazione, oltre ai segretari generali Ivan Pedretti dello Spi, Ermenegildo Bonfanti della Fnp e e Romano Bellissima dell’Uilpa, parteciperanno anche Susanna Camusso, Anna Maria Furlan e Carmelo Barbagallo. Una presenza dal forte significato politico, a sostegno di una piazza dove scende una fetta di popolazione tartassata dagli ultimi governi. A riprova, una recente ricerca dello Spi Cgil ha evidenziato come, fra tasse e blocco della rivalutazione degli assegni, i pensionati italiani versino allo Stato 70 miliardi di euro l’anno: circa 60 miliardi al fisco, di cui 50 di Irpef e 10 fra addizionali regionali e comunali. E poi ci sono i 10 miliardi recuperati dalle pensioni superiori tre volte il minimo (1.500 euro lordi), per l’effetto trascinamento del blocco della rivalutazione 2012-2013.
Il risultato è che i pensionati versano al fisco 3 miliardi in più rispetto ai lavoratori attivi, che beneficiano di maggiori detrazioni fiscali e degli 80 euro. Un pensionato con un assegno da 1.000 euro al mese paga 1.207 euro in più all’anno rispetto ad un lavoratore; 1.260 euro in più per chi prende 1.200 euro, e 1.092 euro in più per chi ne prende 1.600. “Sono problemi – osserva Ivana Galli della Flai Cgil, anch’essa oggi in piazza – sui quali vanno individuate risposte concrete che possano rimediare ai danni causati dalla riforma Fornero. Di certo non possono essere i pensionati ed i lavoratori più deboli a pagare ulteriormente per scelte sbagliate della politica”.