Cani e gatti affetti da osteo-artrosi, migliorare lo stato dell’umore e ridurre la frequenza delle crisi epilettiche. È un campo promettente quello dell’uso della Cannabis terapeutica sugli animali domestici, ma è anche un campo minato, dove non esiste una legislazione chiara, non esistono farmaci registrati, nessun fitocannabinoide è autorizzato come additivo per alimentazione animale, e la ricerca – quella ufficiale, pubblicata – è poco più che all’anno zero. Però, come è successo nella medicina umana, l’esperienza di veterinari che in tutto il mondo curano animali da compagnia con cannabinoidi suggerisce in alcuni casi numerosi vantaggi rispetto ai farmaci tradizionali.
In Italia sono ancora pochissimi i veterinari che li prescrivono e non molti i farmacisti che li preparano, però «c’è molto interesse verso questo settore ancora poco esplorato, ma promettente», ci conferma Giorgia della Rocca, associato di farmacologia e tossicologia veterinaria all’Università di Perugia.

Professoressa della Rocca, la Cannabis ad uso terapeutico può giovare anche agli animali da compagnia?

Cominciamo col dire che la presenza del sistema endocannabinoide degli animali è assodata. Studi fatti su animali da laboratorio hanno dimostrato la presenza dei recettori cannabinoidi localizzati in molte aree dell’organismo degli animali, in particolare nel sistema nervoso centrale e periferico e nel sistema immunitario. La presenza dei recettori ci dice che i derivati della Cannabis possono avere sugli animali probabilmente gli stessi effetti che hanno sull’uomo.

A che punto è la ricerca sull’uso terapeutico della Cannabis per gli animali da compagnia?

Direi che siamo all’inizio: esiste un solo studio pubblicato dalla Cornell University negli Stati Uniti, del luglio 2018 nel quale a 16 cani affetti da osteoartrosi è stato somministrato un prodotto a base di CBD alla dose di 2mg/Kg e un prodotto placebo. Lo studio ha riscontrato, nei soggetti trattati con CBD, una diminuzione del dolore e un aumento dell’attività degli animali rispetto al placebo, e nessun effetto collaterale. A risultati simili sono giunti diversi altri veterinari che hanno somministrato CBD ad animali. A questo punto, abbiamo bisogno di ulteriori studi e di mettere a punto i dosaggi che sono ancora vaghi, variabili ed empirici. Quello che sappiamo è che con il CBD non c’è rischio di intossicazione. Se al CBD viene associato anche il THC, l’effetto antalgico può migliorare, ma possono manifestarsi effetti collaterali dose-dipendenti, attribuiti al THC, quali eccessiva sedazione e confusione, che comunque non sono mai gravi e risultano reversibili con la riduzione dei dosaggi. Certo è che il fitocomplesso è quello che sembra funzionare meglio: l’estratto di Cannabis contiene, oltre a CBD e THC, anche altri fitocannabinoidi e composti, come flavonoidi e terpeni, che agiscono in sinergia.

Come si somministrano i cannabinoidi agli animali?

Naturalmente occorre procedere con cautela, sempre su indicazione del veterinario che, in caso di alcune patologie, in particolare in presenza di dolori articolari, può prescrivere all’animale un preparato galenico a base di cannabinoidi, atto alla somministrazione orale, da acquistare in farmacia. Allo stato attuale non sono stati definiti specifici dosaggi che comunque risultano variabili da soggetto a soggetto; il consiglio è quello di partire con dosaggi bassi ed eventualmente aumentarli, in base alla risposta dell’animale.

Cosa dice la legge a proposito dell’uso della Cannabis in medicina veterinaria?

In Italia esiste un vuoto normativo sui prodotti fitoterapici: nessun fitocannabinoide è autorizzato come additivo per l’alimentazione animale. Esiste un’unica possibilità per i veterinari: prescrivere un preparato galenico, come si fa in medicina umana, che quindi viene preparato dal farmacista a partire da specifiche varietà di Cannabis coltivata per uso medico o da cristalli di CBD puro di grado farmaceutico. In entrambi i casi parliamo di formulazioni che ci danno precise garanzie in termini di concentrazioni di CBD e THC e di assenza di contaminanti ambientali (es. metalli pesanti) o residui derivanti dai processi di estrazione.

Possiamo fidarci dei prodotti in vendita su Internet o nei Cannabis Shop?

Premesso che allo stato attuale tali prodotti non sono autorizzati in medicina veterinaria, è necessario sapere cosa si sta acquistando: sul mercato esistono prodotti a base di olio di canapa che non può essere considerato una fonte di CBD: non farà male, ma gli effetti saranno sicuramente molto scarsi. Oppure esistono formulazioni (per lo più oli) a base di CBD a diverse concentrazioni: tuttavia, non sempre la quantità di CBD è davvero quella dichiarata (studi effettuati in alcuni prodotti commerciali ne hanno rilevato un contenuto inferiore), e non sempre tali formulazioni sono esenti da contaminanti e residui di estrazione, che possono risultare tossici per gli animali che li assumono. È quindi necessario indirizzare la propria scelta verso prodotti formulati da ditte che ne garantiscano titolo e sicurezza. Per questo, raccomando una particolare attenzione sia da parte del veterinario che, probabilmente ignaro circa la legislazione vigente che non ne consente la prescrizione, voglia utilizzarli nei propri pazienti, sia da parte del proprietario che, in autonomia, si rivolge verso questi prodotti.