L’accurduni non s’ha da fare. Il vicesegretario nazionale del Pd, Lorenzo Guerini, boccia sonoramente le due liste Pd che erano state presentate alle provinciali di Vibo Valentia del 12 ottobre. Nulla da fare, dunque, per la corrente renziana del Pd locale che aveva stretto un patto elettorale con Forza Italia, Ncd e Fratelli d’Italia. Ma anche semaforo rosso per la lista con il simbolo del partito. «Quella lista non ci appartiene».

Non salva nessuno il vicesegretario nazionale che denuncia, inoltre, che «l’avere presentato due liste riconducibili al Pd, contro la volontà del nazionale e del regionale, in cui risultano candidati, oltre ad amministratori del nostro partito, anche indipendenti e personaggi di altri schieramenti politici e l’aver candidato un amministratore che era notoriamente incandidabile; l’aver depositato, da parte di una delle due liste e contro la volontà del segretario regionale, un contrassegno con il logo del Pd modificato» sono tutte ragioni di evidente censura visto che «hanno procurato un vulnus al partito che è impossibile ignorare». Alla luce di ciò l’inevitabile conseguenza di «stigmatizzare le infelici scelte di tutta la classe dirigente del partito della provincia», e «pur nella impossibilità di ritirare il simbolo già depositato una volta scaduti i termini di presentazione delle liste», la segreteria nazionale prende atto che «risultano candidati in due liste contrapposte amministratori locali iscritti al Pd ma, al contempo, disconosce le liste presentate quali liste ufficiali del Partito Democratico».

Un democrack in salsa calabra. A cui Guerini proverà a mettere una pezza nell’assemblea regionale domani a Lamezia. Si parlerà, ovviamente, delle regionali del 23 novembre e delle primarie del 5 ottobre. Nelle stesse ore, e nella stessa Lamezia, Gianni Speranza in un’assemblea popolare («la Calabria che vogliamo») scioglierà l’enigma se abbandonare le primarie o continuare la corsa.

Rifondazione e il comitato «Altra Calabria» sono in forte pressing. E chiedono a Sel e a Speranza, anche in nome della coerenza, di ripensarci e «fare un passo indietro abbandonando le velleitarie aspirazioni di successo alle primarie del Pd per verificare se sussistano margini di confronto serio con il Pd sui temi del buon governo della regione, di un programma che includa contenuti innovativi da noi proposti, di una prospettiva eventuale di governo di sinistra in Calabria».

Il sindaco di Lamezia apre degli spiragli: «Se si vuole fare un percorso comune, inclusivo, aperto sia alla possibilità di un’alleanza con il centrosinistra, sia ad altri possibili sbocchi io sono disponibile a ripensare la mia partecipazione alle primarie.Io mi sono candidato e la mia candidatura trova la sua principale ragione nella volontà di costruire un nuovo centrosinistra in Calabria con un programma di profondo cambiamento. E invece le primarie sono diventate l’occasione per tessere rapporti con la destra, com’è avvenuto per le provinciali a Vibo e nelle altre province e com’è del tutto palese nel trasversalismo di pezzi del Pd. Se, gira e rigira, si rimettono in moto sempre gli stessi circuiti e i soliti meccanismi, non ci sarà mai quel cambiamento significativo di cui la Calabria ha invece tanto bisogno. Se non è una retromarcia poco ci manca.