L’autodichia, cioè il potere del parlamento di decidere autonomamente sui ricorsi interni, amministrandosi giustizia da sé, produce un corto circuito alla camera dei deputati. Dove oggi la deputata Sara Cunial, ex 5 Stelle e propagandista no vax, potrà rientrare a Montecitorio senza esibire il green pass. Dovrà farlo però, in base a una contromisura di emergenza presa ieri sera dai questori della camera, prendendo posto solo nelle tribune dell’aula, lontano dai colleghi e utilizzando un percorso predefinito a lei dedicato. Come un’appestata, non potrà neanche andare a prendere un caffè alla bouvette.

La deputata ha infatti ottenuto la sospensione della delibera del collegio dei questori della camera, che dal 15 ottobre scorso ha allargato ai parlamentari e al personale di Montecitorio le regole che sono valide per tutti sui posti di lavoro. C’è riuscita perché dopo aver presentato ricorso in via urgente all’organo di primo grado della giustizia interna, il consiglio di giurisdizione che le aveva dato torno, ha proposto appello davanti all’organo di giustizia di secondo grado, il collegio di appello. Che si pronuncerà definitivamente giovedì prossimo, ma intanto il suo presidente, il deputato Andrea Colletti, ha deciso in via d’urgenza in solitudine di schierarsi dalla parte di Cunial sospendendo (solo per lei) la delibera dei questori. Colletti, un ex 5 Stelle ora della componente Alternativa, è anche lui un nemico del green pass «subdola tessera verde della discriminazione a norma di legge».

Colletti ha detto di aver preso questa decisione perché Cunial «ha diritto di rappresentare parte dell’elettorato» e secondo lui l’obbligo di green pass «ha carattere burocratico e non sanitario». Ma è assai improbabile che la sua decisione possa essere confermata quando tra qualche giorno il collegio si esprimerà nel merito. Intanto oggi Cunial tornerà alla camera felice di «non mostrare alcuna tessera di regime». Ma, hanno deciso i questori, dovrà accomodarsi in tribuna.