La California ha intrapreso un passo da gigante verso la regolamentazione della gig economy e la riclassificazione del lavoro precarizzato che ne costituisce un fondamento.

Il governatore Gavin Newsom ha firmato la legge AB5 varata dal parlamento dello stato l’11 settembre che imporrà l’assunzione con contratto di centinaia di migliaia di lavoratori attualmente classificati come liberi imprenditori, pratica particolarmente diffusa nelle aziende di Silicon valley come le piattaforme di ride-sharing Uber e Lyft.

“La nuova legge porrà rimedio alla errata classificazione dei lavoratori,” ha affermato Newsom alla cerimonia della firma, definendo il provvedimento un passo importante per arrestare il declino della classe media. “La classificazione di impiegati come imprenditori consente l’erosione di diritti fondamentali quali il salario minimo garantito, i giorni di malattia e l’assicurazione medica”.

La legge si prefigge di “porre rimedio all’erosione dei ceti medi e alla crescita della sperequazione sociale,” si legge nel preambolo.

Uber e Lyft hanno intrapreso un’intensa azione di lobby per impedire che la legge passasse. Prima del voto le aziende avevano ribadito che i propri autisti svolgono attività autonoma usufruendo semplicemente della app da loro messa a disposizione del pubblico. L’assunzione diretta degli autisti, avevano specificato portavoce delle aziende, avrebbe “compromesso alle fondamenta” il business model stesso. Se le piattaforme fossero costrette ad assunzioni regolari dovrebbero sostenere un aumento dei costi operativi del 30% mentre i conducenti (e molte altre tipologie di lavoratori che “offrono servizi” attraverso piattaforme ed app) ne trarrebbero un deciso vantaggio, dato anche che oggi, dopo le spese, i guidatori dei ride sharing finiscono di solito per portare a casa meno del minimo sindacale.

La legge renderebbe obbligatoria l’assunzione di lavoratori “indipendenti” a meno di non dimostrare che questi

  • a) esulino effettivamente dal controllo dell’azienda,
  • b) svolgano attività non attinente a quella principale della società
  • c) abbiano altri “clienti” nel settore.

Per evitare l’assunzione, tutti e tre criteri del test detto “abc” dovranno essere comprovati.

Il test si applicherebbe ora presumibilmente a molte a centinaia di migliaia di lavoratori in dozzine di settori, compresi estetisti, camionisti (compresi quelli delle consegne Amazon) e fisioterapisti. La legge prevede comunque esenzioni per alcune categorie che organizzano effettivamente in modo autonomo le proprie ore e modalità di lavoro fra cui barbieri, agenti immobiliari, alcuni medici e scrittori
freelance.

Già l’anno scorso la corte suprema californiana ha ritenuto illecito da parte delle aziende classificare i guidatori come liberi imprenditori, un escamotage che permette loro di eludere minimi salariali, straordinari, contributi sanitari e pensionistici per decine di migliaia di conducenti.

A causa della legge già da tempo prevista, l’offerta pubblica di Uber qualche mese fa è risultata assai deludente rispetto alle aspettative, perdendo il 7% del valore e attestandosi ben al di sotto dei
prezzi previsti per le azioni. Nella documentazione ai potenziali investitori la società ha dovuto ammettere che se dovesse cambiare il “panorama normativo” potrebbe venire fortemente ridimensionato il modello fondato sulla classificazione dei conducenti indipendenti (e sul loro sfruttamento).

Le normative californiane contraddicono direttamente le direttive del ministero del lavoro di Trump che sempre il mese scorso a Washington aveva indicato di voler invece favorire le aziende, e profilano solo l’ultimo diretto scontro politico fra lo stato più popoloso e governo federale.

Il governatore democratico Newsom ha ad esempio ripetutamente ventilato l’ipotesi di un “digital dividend”, un possibile sistema di royalties informatiche che le aziende sarebbero tenute a devolvere agli
utenti dei social in cambio della commercializzazione dei dati personali.

Diverse aziende di settore digitale hanno annunciato che intendono fare ricorso o rinnovare la richiesta di esenzione.

Uber, Lyft e l’azienda di delivery DoorDash, hanno già annunciato un comitato finanziato con $90 milioni per raccogliere le firme per un referendum abrogativo già nel 2020. Dal canto suo Newsom ha detto
che il suo stato adotterà altre iniziative volte a incrementare il ruolo dei sindacati nel settore di Silicon Valley.