C’è stato solo il tempo per tirare un respiro, e credere che le politiche di austerità verranno allentate per favorire la crescita, che dalla Germania è giunto un doppio affondo. Il primo è stato quello del Cancelliere Angela Merkel che ha ribadito la sua opposizione all’allentamento dell’austerità fiscale nell’Eurozona. A pochi gioni dal consiglio della Bce che dovrebbe abbassare i tassi di interesse ha sferrato un colpo basso all’indipendenza del suo presidente Mario Draghi. Per Merkel la Germania avrebbe invece bisogno di tassi d’interesse più alti. Ieri è arrivato il secondo colpo dalla Bundesbank. Il presidente Jens Weidmann ha messo in dubbio l’efficacia del «bazooka» scelto da Draghi per intervenire in maniera ampia e illimitata sul mercato dei titoli di stato nazionali per stabilizzarne il corso, il piano Omt (Outright Monetary Transaction, «Operazioni definitive monetarie») contro il quale si era già espresso negativamente nel 2012.
In un rapporto riservato di 29 pagine alla Corte Costituzionale tedesca, la cui anticipazione è stata pubblicata ad arte ieri sul quotidiano economico tedesco «Handesblatt», la Banca centrale tedesca sostiene che il piano di aiuti mirati all’acquisto dei titoli degli Stati dell’Europa mediterranea (le «cicale» Italia, Grecia, Spagna, Portogallo) è altamente rischioso e mette a repentaglio l’indipendenza della Bce, di cui la Buba è azionista influente, ma riottoso. Secondo Weidmann, Draghi si sarebbe fatto condizionare da «elementi fortemente soggettivi», (dalla crisi del suo paese di provenienza, l’Italia?), sottovalutando la possibilità che la Bce acquisiti titoli di scarsa qualità, danneggiando il bilancio. Un eventuale fallimento dell’Omt sarebbe dunque pagato da tutti i contribuenti europei, e in particolare dai risparmiosi tedeschi che non intendono finanziare il default dei paesi «cicale». Sono considerazioni fatte però al futuro remoto perché il «bazooka» di Draghi ha allontanato lo spettro di nuovi attacchi speculativi. Nemmeno un euro è stato stornato dal fondo di salvataggio messo a disposizione. Fino ad oggi, nessun governo ha osato farne richiesta poiché le condizioni per un prestito sono talmente penalizzanti da comportare una radicale intensificazione delle politiche di austerità che sono la premessa per il peggioramento della recessione in corso. È significativo che in quell’occasione la Merkel abbia appoggiato Draghi perché l’Omt è un altro cane da guardia contro le tentazioni delle «cicale» a spendere senza espiare la colpa del debito.
Le dichiarazioni del consigliere tedesco della Bce Joerg Asmussen e dell’«austerico» (definizione del Nobel Paul Krugman) ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble contro l’allentamento del rigore in Italia confortano l’ipotesi di una doppia strategia. Per loro Draghi è il volto accomodante dell’austerità. Se si ammorbidisce troppo, sono pronti a spiccare il volo i falchi veri. La pressione fiscale sui paesi periferici dell’Europa, che per Schäuble «usano la Germania come capro espiatorio dei loro problemi», deve continuare. Anche per permettere ai capitali in fuga da questi paesi di trovare rifugio nel sistema bancario tedesco che inizia ad avvertire – come ricordava ieri anche il New York Times – i primi segnali di crisi.