Giornate di intensa attività diplomatica quelle di Putin a Soci. La città balneare è diventata negli ultimi anni sempre di più la dependance della politica estera del Cremlino da cui il presidente russo è anche in grado di seguire la costruzione delle infrastrutture in Crimea.

Ieri è giunto in visita ufficiale il presidente della Bulgaria Rumen Radev. Radev ha chiesto al capo del Cremlino che la Russia si attivi per costruire una pipeline che attraverso il Mar Nero fornisca gas al suo paese. «La sicurezza dell’approvvigionamento energetico è una questione molto importante per la Bulgaria e la Ue, quindi spero che il nostro governo riconsideri la possibilità di forniture di gas dirette dalla Russia attraverso il Mar Nero», ha dichiarato Radev al termine dell’incontro.

A suo tempo Gazprom, insieme alla Ue, aveva pianificato un gasdotto (il South Stream) con una capacità di fornitura di 63 miliardi di metri cubi che portasse attraverso la Bulgaria il gas russo in tutta Europa. Tuttavia la crisi Ucraina del 2014 e le sanzioni che ne seguirono finirono per rimettere il progetto nel cassetto.

L’economia bulgara ha continuato a crescere a ritmi significativi (oltre il 3,5%) dal 2014 e le previsioni parlano di un trend in crescita per i prossimi anni. Normale quindi che il governo di Sofia si voglia garantire energia a buon prezzo, visto anche che il prezzo del greggio nelle ultime settimane è schizzato sopra gli 80 dollari al barile.

L’iniziativa commerciale bulgara è stata accompagnata da un’importante apertura politica nei confronti di Mosca. Radev ha voluto ricordare a Putin che il suo paese è stato uno dei pochi a essersi rifiutato di ritirare i diplomatici da Mosca in seguito all’iniziativa britannica seguita al Caso Skripal.

Il presidente bulgaro in un’intervista a Kommersant ha dichiarato che si batterà in sede comunitaria per togliere le sanzioni alla Russia. «Il mio atteggiamento verso le sanzioni è noto. Non devono essere un’occasione per congelare le relazioni. Nessuna sanzione è permanente. Sono dannose per tutti i paesi e costituiscono uno strumento inefficace. Inoltre, credo che il libero scambio sia più favorevole alla pace, poiché crea legami e alla cui rottura nessuno è interessato».

Putin ha incassato l’apertura: il fronte anti-russo in Europa mostra segni se non di cedimento almeno di stanchezza e la diplomazia russa lavora alacremente per allentare l’isolamento internazionale. Domani a Praga si incontrano anche i rappresentanti del governo russo e georgiano. I rapporti diplomatici ed economici tra i due paesi sono interrotti dalla sciagurata guerra del 2008, ma la Georgia sembra non veda l’ora di poter avere gas russo a prezzo calmierato in cambio di una politica di distensione nel Caucaso.

Il giorno prima, invece, era atterrato a Soci il premier indiano Modi. I rapporti tra i due paesi sono stati a corrente alternata negli scorsi anni soprattutto a causa delle aperture russe al Pakistan. Ma negli ultimi mesi sono rapidamente migliorati. Secondo il quotidiano The Times of India che cita fonti governative di Nuova Delhi, India e Russia stanno preparando una road map per eludere delle sanzioni Usa miranti a contrastare l’acquisto di armi russe.

Per questo, al termine dei colloqui, Modi e Putin non hanno voluto rilasciare dichiarazioni. Tuttavia secondo Vedomosti, «i due avrebbero chiuso per la fornitura di armi russe all’India per 12 miliardi di dollari».

L’India avrebbe acquistato il sistema di difesa missilistico russo S-400 già prenotato dalla Turchia, decisione quella di Erdogan che aveva già destato l’ira della Casa Bianca. Vedomosti ha anche rivelato che l’India avrebbe chiesto «la fornitura di quattro fregate modello Ammiraglio Grigorovich e firmato un contratto di quattro miliardi di dollari per la produzione congiunta di 200 elicotteri multiuso K-226T».