Su e giù, un paradosso l’altalena di Sebastian Kurz caduto dallo scranno di cancelliere all’indomani del massimo trionfo, dopo il clamoroso 34,9% incassato alle europee. Un premio quel voto anche per come avrebbe risolto la crisi di governo nata dall’Ibizagate, con decisionismo in tempo record. Che risolta invece non era.

Ieri sera il parlamento austriaco ha votato a maggioranza la mozione di sfiducia presentata dai socialdemocratici (Spoe) contro il governo di transizione voluto da Kurz che era stato nominato mercoledì scorso. Si trattava di fatto di un governo monocolore popolare (Oevp) e non di un governo tecnico come avevano richiesto i socialdemocratici dopo la rottura della coalizione tra popolari e la Fpoe di Heinz Christian Strache. La mozione di sfiducia è stata votata anche dalla silurata Fpoe e dalla lista Jetzt che per prima aveva annunciato l’intento di chiedere la sfiducia nei confronti di Kurz.

E’ la prima volta in Austria dal ’45 che un governo cade sfiduciato dal parlamento. E’ accaduto nonostante i rapporti di forza usciti dalle europee siano tutti a favore di Kurz: «Andate contro il popolo» hanno infatti argomentato i parlamentari Oevp durante l’accesissimo dibattito parlamentare di ieri dove è finito sotto processo il cancelliere. Un giallo fino all’ultimo. Sia la Spoe che sull’altro fronte e con altre motivazioni la Fpoe entrambi necessarie per avere una maggioranza parlamentare hanno aspettato fino al dopo elezioni per decidere quale posizione prendere sul governo che doveva portare alle elezioni politiche anticipate di settembre. I socialdemocratici si aspettavano un confronto con Kurz mai avvenuto. Sicuro di sé Kurz non si è affatto preoccupato di cercare una maggioranza in parlamento, ha informato le opposizioni solo dei fatti e delle scelte a gioco compiuto. «Le maggioranze si basano sul consenso, non sulla base di una presa di potere egoistica» hanno accusato i parlamentari socialdemocratici.

Più democrazia e meno egomania chiedono citando in molti il libro accusa dell’ex capo dei popolari Reinhold Mitterlehner che documenta la presa del potere interno da parte di Kurz con mezzi discutibili.

Il vicecapogruppo parlamentare della Spoe Joerg Leichtfried ha accusato Kurz di essere il responsabile ultimo dell’attuale situazione di crisi per aver puntato contro ogni ragione a una coalizione con la Fpoe, «un esperimento pericoloso» che ha creato un danno durevole per la democrazia, alla libertà di stampa, allo stato di diritto, alla coesione sociale e l’immagine internazionale dell’Austria.

La Fpoe dal canto suo, con la quale Kurz ha condiviso il governo finora in ostentata armonia, ha ricambiato con la sfiducia con la sfiducia, come aveva annunciato Herbert Kickl, l’exministro degli interni denunciando il tradimento da parte di Kurz per «l’ubriacatura di potere» . Il patto col cancelliere sarebbe stato, secondo Kickl, che la coalizione di governo sarebbe continuata una volta silurati il vicecancelliere Heinz Christian Strache e il capogruppo Fpoe Johann Gudenus, i due caduti nella trappola rivelatrice di Ibiza

Stasera il presidente della repubblica Alexander van der Bellen darà l’incarico per la formazione di un nuovo governo di transizione ad una personalità indipendente. Kurz ai suoi fan che lo acclamavano al Ballhausplatz ha già dichiarato che darà il suo sostegno a qualunque governo di transizione. La scelta audace e non priva di rischi della Spoe di sfiduciare Kurz è anche il tentativo di non dare un segnale di ulteriore resa dopo essersi mostrata troppo passiva di fronte al l’Ibizagate lasciando a Kurz, grande comunicatore, lo spazio per mostrasi come uomo di stato garante della stabilità. L’opposto della segretaria Spoe Pamela Rendi Wagner che i commentatori descrivono integra ed intelligente ma priva di carisma ed totalmente incapace di comunicare.

La Spoe è maggioranza ora solo in Carinzia e a Vienna, sua roccaforte da cento anni, esclusi il periodo austrofascista e poi nazista.
Sintomatico invece il risultato di H.C. Strache che si era dimesso da tutti gli incarichi. Ultimo, al 42esimo posto in lista alle europee, è stato eletto grazie alle preferenze, 36.600, per le quali si erano mobilitate anche gli Identitaeren.