Palermo per la sua ricca storia stratificata e multietnica, per il suo presente di immigrazione e partenze, per la sua cultura mediterranea: sono queste le ragioni che hanno portato il comitato di Manifesta 12 a scegliere la città siciliana come luogo per l’edizione 2018, che si terrà dal 16 giugno al 4 novembre (per il 2020 la scelta è caduta invece su Marsiglia).

La Biennale nomadica europea – cambia location ogni due anni, l’ultima rassegna è stata ospitata da Zurigo – esporta il suo modello originale in giro per il Vecchio Continente, rimanendo fedele al suo assunto degli esordi, dettato dalla sua fondatrice, l’olandese storica dell’arte Hedwig Fijen: più che una mostra bulimica e di passerella è, soprattutto, un network che mette in connessione diverse capacità creative e risorse, espandendosi per la città, coinvolgendo gli abitanti e sperando di lasciare alcune pratiche di vita collettiva in eredità a chi resta.

Manifesta 12 sarà organizzata in collaborazione stretta con le associazioni culturali locali e con un fitto programma di educazione, che chiama dentro le sue maglie gli studenti di molte scuole palermitane. Diverse saranno le sedi deputate a ospitare le mostre, i laboratori, le performances: si va dal teatro Garibaldi («palco» principale per la kermesse artistica) all’orto botanico fino alle aule degli edifici scolastici che già hanno lavorato intorno alla Biennale europea con workshop di varia natura, dalla «sartoria» comunitaria in cui si cuciono insieme storie affettive e ricordi, alla canzone rap da costruire un pezzo per ciascuno, abbattendo ogni confine geografico, politico e culturale. «È una grande sfida per ripensare a come gli interventi culturali possono avere un ruolo nel ridefinire uno dei più iconici crocevia del Mediterraneo della nostra storia, all’interno di un lungo processo di trasformazione», afferma Hedwig Fijen.

Come Creative Mediators di Manifesta è stato selezionato lo studio di architettura Oma: suo il progetto Palermo Atlas, una sorta di mappatura delle narrazioni racchiuse in siti e luoghi urbani, in un patchwork di passato e presente.
Dopo Palermo, sarà il sud della Francia ad accogliere Manifesta 13 e l’edizione del 2020 girerà intorno a un concetto: può una anti-città come Marisglia proporsi come perno da cui far ripartire il futuro? Anche qui, come per la Sicilia, la rassegna d’arte «sposa» le contraddizioni più che i set istituzionali, cercando una polifonia di voci al posto di una gerarchia di intenti. La turbolenza dei pensieri soppianta così l’idea di una programmazione sicura e di stampo museale.