Giunto alla sua 23a edizione, il Festivaletteratura quest’anno «aprirà» le sue piazze a scrittori e pubblico da mercoledì 4 a domenica 8 settembre. Se ancora il suo programma è un cantiere in fieri, qualche linea progettuale è già stata svelata. La prima riguarda la sua «biblioteca tematica».

Dopo San Pietroburgo, Alessandria d’Egitto, Buenos Aires, la nuova protagonista sarà Tirana con le voci dei suoi intellettuali, in una narrazione continua che attraverserà, in diversi campi del sapere e dell’immaginario, tutto il paese delle aquile (dalla leggenda del giovane guerriero che salvò un piccolo rapace dal morso del serpente e prese così il nome di Shqipëtar, figlio dell’aquila, animale venerato come una divinità in epoca antica).

Dopo la caduta del regime comunista negli anni ’90 e la diaspora che ha visto migliaia di albanesi abbandonare la loro terra in cerca di fortuna, Tirana oggi è un luogo culturalmente vivace, in piena rinascita. La biblioteca tematica (curata da Luca Scarlini, con la collaborazione tra Festivaletteratura, l’ambasciata d’Albania in Italia e la Rete bibliotecaria mantovana), sarà una finestra da cui far entrare una pioggia di caleidoscopiche narrazioni, storie e testimonianze che spesso sono il frutto di una longeva ibridazione, quando – a cominciare dai tempi più remoti e dal ricordo delle gesta di Scanderbeg – in questo luogo conteso fra le montagne e il mare si sono alternate le tracce della presenza ottomana, la fervente città del primo Novecento, le memorie dell’occupazione fascista e del periodo socialista, fino ad arrivare alla primavera artistica che sta caratterizzando questo XXI secolo.

Così, accanto alle opere più significative di scrittori albanesi come Ismail Kadare, Dritëro Agolli, Fatos Kongoli, Ornela Vorpsi, Elvira Dones e molti altri, la biblioteca di Tirana offrirà anche l’occasione per riscoprire quelle storie che legano l’Albania all’Italia. Fra le figure, c’è ad esempio quella di Girolamo De Rada, scrittore e poeta di lingua e cultura arbëreshe che fondò in Calabria il giornale L’albanese d’Italia e fu uno dei protagonisti della letteratura albanese del XIX secolo. Senza dimenticare altri personaggi come Cancogni, Gian Carlo Fusco e Mario Rigoni Stern che, negli anni dell’occupazione militare italiana dell’Albania scrissero proprio lì alcune delle loro pagine più intense.