Il 2019 è un anno di ricorrenze e momenti di svolta per la Berlinale, giunta alla sua 69esima edizione e che si prepara nel 2020 non solo al suo settantennale ma anche al cambio di direzione: il prossimo è infatti l’ultimo anno in cui Dieter Kosslick sarà alla guida del festival prima di passare il testimone a Carlo Chatrian.

E A FEBBRAIO (dal 7 al17), il Festival di Berlino festeggerà anche i 40 anni della sezione Panorama – nata nel 1980 con il nome di Info-Schau – che per l’occasione presenterà una speciale selezione di film passati nel corso dei decenni dai suoi schermi. «Piuttosto che un ’best of’, la nostra retrospettiva mira a riflettere l’anima di Panorama: riscoprendo lavori minacciati dall’oblio e facendoli dialogare di nuovo con gli eventi dei nostri giorni», scrive il curatore della sezione Wieland Speck.
Vedremo quindi tra gli altri gli esordi di Tsai Ming Liang – I ribelli del dio neon (1992) – di Lasse Hallström – La mia vita a quattro zampe (1985) – e Ulrich Köhler: Bungalow (2002). E anche Max di Monica Treut (1992), la storia della transizione verso il sesso maschile del protagonista – o una serie di film incentrati sulla tragedia dell’Aids che nei primi anni di vita di Panorama era al suo apice: Buddies di Arthur J. Bressan Jr. (1985), Fear of Disclosure di Phil Zwickler e David Wojnarowicz (1989) e una rara testimonianza del movimento Act Up in Germania nel cortometraggio Welcome to the Dome di Jochen Hick (1992).

LA RETROSPETTIVA della Berlinale 69 sarà invece dedicata alle registe: «Self-determined. Perspectives of women filmmakers» presenterà una selezione di film diretti da donne fra il 1968 e il 1999. 26 lungometraggi e 20 corti girati nella Germania Ovest – a partire dal movimento studentesco e femminista e nel contesto del Nuovo Cinema Tedesco – dell’Est – dove produceva lo studio Defa controllato dallo Stato – e partire dal 1990 nel Paese riunificato.
Inaugura il Festival il 7 febbraio il film di un’altra filmmaker: The Kindness of Strangers di Lone Scherfig.