Forte di quattro milioni e mezzo di euro incassati in quattro giorni, il nuovo film di Carlo Verdone, Sotto una buona stella, dimostra da una parte quanto il pubblico italiano sia affezionato a un comico che segue ormai da quasi quarant’anni e che raramente lo ha tradito, da un’altra la sua capacità di rinnovamento pur all’interno di un genere spesso così rigido come quello della commedia all’italiana. Concentrando tutta l’azione in un solo ambiente, l’appartamento all’Eur dove il padrone di casa, lo stesso regista, deve convivere con due figli sbalestrati, Tea Falco e Lorenzo Richelmy, che si ritrova sul groppone dopo la morte dell’ex-moglie, con una fidanzata acchiappona, Eleonora Sergio, che lo molla presto e con una vicina, Paola Cortellesi, con la quale nascerà un sentimento prima di amicizia e poi d’amore, Verdone torna in pieno alla commedia classica dove il suo personaggio è al centro della scena e diventa sia motore che spettatore delle situazioni che vive.

Anche perché non è più l’Italia degli anni ’80 e ’90 e nemmeno quella ormai lontana del berlusconismo rampante. Il suo personaggio, l’avvocato Federico Picchioni, si ritrova nei guai con la giustizia. Il suo socio in una holding finanziaria si rivela un mascalzone, ha fatto una serie di impicci e la guardia di finanza ha scoperto tutto. Lui è innocente, ma si ritrova senza lavoro. Il ricco mondo borghese che conosceva gli crolla addosso. E l’arrivo dei due ragazzi, tipici esponenti del mondo dei giovani attuali che vedono solo nella fuga all’estero qualche speranza, fa precipitare tutto.

Così perde la fidanzata antipatica, e cerca di mettere insieme i cocci della sua famiglia in un ambiente che è improvvisamente diventato ostile. È interessante e nuovo vedere un personaggio forte e popolare come quello di Verdone mostrarsi in una caduta agli inferi come quella economica che attraversiamo. Lo aiuterà, nella ricerca di una nuova tranquillità domestica, proprio la vicina, che di lavoro fa la tagliatrice di teste nelle industrie, ma è di buon cuore e cerca poi di sistemare i disgraziati che è costretta a cacciare. Diciamo che è una commedia sulla crisi, una favola con qualche ingenuità. Non sempre ai vari Picchioni italiani accadono questi miracoli e non tutti riescono a risalire dalla caduta. Ma tutto questo permette a Verdone e a Cortellesi grandi numeri comici in coppia, e si vede sullo schermo quanto lei sia attenta nel costruirli proprio nella tradizione classica verdoniana, e al Verdone regista di tornare su grandi temi del suo passato mettendo in scena però una storia fortemente realistica.

C’è un incredibile numero di audizione di nuovi musicisti con un gruppo di coatti come ai tempi d’oro. Mentre, forte della sua recente interpretazione nel film di Paolo Sorrentino La grande bellezza, Verdone si lancia anche lui alla ricerca di una sua grande bellezza perduta nella ricostruzione di una Roma poetica anni ’70. Ecco così il pellegrinaggio sulla tomba di John Keats. L’ombra mai scomparsa del Festival della Poesia di Castelporziano ’79. «Mio padre si droga. Sti cazzi!». Ecco anche un vicino come Alex Infascelli che alleva pitoni che si muovono attorno alle persone come nelle performance di Marina Abramovic. Il tutto illuminato dalla luce di Ennio Guarnieri, 83 anni, come ai tempi di Un sacco bello e Borotalco. Ah, quanta Roma c’è nei film di Carlo Verdone, quanta vera grande bellezza degli anni 60, 70, 80. Anche se poi, come dice Rudy Garcia «la cosa più importante è aver rimesso la chiesa al centro del villaggio». E in questo nuovo film, che ha diretto, interpretato e scritto con la collaborazione di Pasquale Plastino, Gabriele Pignotta e Maruska Albertazzi, la cosa che più conta è proprio che il suo personaggio sia tornato al centro del racconto, lo è anche visivamente al centro di ogni scena, e che quindi tutto ciò che avviene attorno e tutti ciò che fanno e dicono gli altri personaggi sia sempre e solamente in relazione a lui. Rispetto pure a un film riuscito, ma corale come Posti in piedi in Paradiso, in questo Sotto una buona stella, che ha forse una storia meno interessante, utile solo alla costruzione di una serie di situazioni e di sketch molto divertenti, averci riposizionato Verdone al centro del racconto e vederlo agire, con gag e battute con Paola Cortellesi o con Tea Falco, e con una serie di inediti volti verdoniani, ci riporta intatto il piacere di vedere un grande attore e un grande comico muoversi liberamente sulla scena.

Anche se non è un film perfettamente costruito, si permette da una parte dei numeri comici che non vedevamo da anni, che ci riportano al Verdone degli inizi, da un’altra delle sperimentazioni, sia comiche che strutturali, che indicano la sua voglia di cambiamento per non navigare nelle ripetizioni più facili. Perfino il far coppia con Paola Cortellesi, fresca del successo di Un boss in salotto con Rocco Papaleo, mostra il suo desiderio di costruire situazioni comiche diverse e di volersi amalgamare con modelli più recenti di commedie. Ma funziona benissimo anche con i suoi due buffi figli, la Tea Falco di Io e te di Bernardo Bertolucci, che si trascina dietro una naturale freschezza euna specie di vena comico-poetica anni ’70, e il più televisivo Lorenzo Richelmy.