Buon compleanno, cara Laura Morante. Il 21 agosto, saranno 63 anni, da quel primo vagito nella tosca Santa Flora, piccolo vagito per l’umanità, vagito gigante per il grande schermo. Oltre mezzo secolo d’intelligenza, di pudore e di bellezza, di cui gli invidiati estensori francesi sono stati i migliori cantori. « La bella Laura, toscana dal collo di cigno, dal volto pensoso, di timidezza aristocratica e portamento alla Modigliani », s’arrendono subito gli spigolosi Inrockuptibles parigini. Ma è dal Belgio che scende un soffice, trionfale peana per Laura, « più preoccupata di riuscire nella vita che nella carriera » : « Il suo viso è radioso dentro. La sua bellezza non è spettacolare, né aggressiva : è dolce e armoniosa come un paesaggio della Toscana dov’è cresciuta. Il suo viso avrebbe ispirato i maestri del Quattrocento, i suoi gesti delicati e la sua grazia di danzatrice avrebbero forse spinto Leonardo a inventare il cinema ». Laura/Monna Lisa, certo, protagonista da sempre stata nei numerosi incontri: da ‘Un’italiana a Parigi’ (Milano 2001) a ‘Cinéma Miracolo’ nel 2008 all’Espace Pierre Cardin a Parigi, di cui è stata madrina, e, ancora, da Gérardmer (Cinéma du Fantastique) à Cognac (Festival du film policier), a Milano, di nuovo, alla Cineteca, per l’applaudita presentazione, due anni fa,  del suo secondo film di regista, Assolo.

Che chiedere ancora a Laura ? Giocherelliamo tra gli appunti delle domande : 1. madrina in autunno di Mangiacinema a Salsomaggiore, dove renderà omaggio al Bernardo Bertolucci di Tragedia di un uomo ridicolo, sua seonda interpretazine ; 2. figlia d’un grande giornalista italiano, otto tra sorelle e fratelli, sua zia Elsa Morante e l’entourage intellettuale di Moravia e Pasolini ; 3 la danza, sua prima passione, e il teatro (a 17 anni a seni nudi nel Riccardo III di Carmelo Bene al Piccolo Quirino), poi il cinema : esordio nell’81 in Oggetti smarriti di Giuseppe Bertolucci ; 4 i tre figli, Eugenia, 35 anni, Agnese, 31, e Stepan, il più piccolo, i primi due avuti dall’attore francese Georges Claisse, durante la trasferta artistica a Parigi anni 80.

Ecco la domanda. Da metà anni 80, lei si divide tra Italia e Francia. Sacerdtessa del cinema d’autore, privilegia le produzioni intimiste. In Francia, viene diretta da Elie Chouraqui (1987, Man on fire) e da Pierre Granier-Deferre (1992, La Voix). Nel 1990 : La Femme fardée, dal romanzo eponimo di Françoise Sagan), con Jeanne Moreau e André Dussollier. Anche apparizioni tv : Lucie Dreyfus, la moglie, in L’Affaire Dreyfus (1995) di Yves Boisset.

Dieci anni, e più, in Francia. Perché?

Perché ero innamorata d’un francese. Semplice, no ? Avremmo forse potuto vivere insieme in Italia, ma negli anni 80 – periodo Craxi –  la situazione–cultura era drammatica da noi. Anni di corruzione, arroganza e disprezzo della cultura. Perciò in quel decennio non m’è sembrato vero di poter vivere in un paese civile.

Ha girato, allora, film non sempre di qualità : a che pro?

Il mio campo d’azione s’è allargato : un’apertura internazionale che mi ha dato la possibilità di evitare, in piena crisi economica del cinema italiano, l’obbigo di dire sì a brutti progetti.

Francese, italiano, inglese. Eccetera. In che lingua si diverte di più ?

Non c’è una lingua preferita. L’importante è il film. Ma recitare in lingue sempre diverse mi stimola e diverte. Anche durante il mio ‘decennio parigino’, non ho trascurato, a esempio, la scoperta di nuovi Paesi : ho girato tre film in Portogallo, due in Spagna, uno in Argentina. Ho trovato sempre difficile conciliare i frequenti spostamenti con le esigenze di giovane mamma. Ho imparato presto la lezione, talvolta ho portato le bambine con me nelle mie trasferte.

Tra i titoli francesi, da Coeurs di Alain Resnais a Fauteuils d’orchestre di Danièle Thompson, quale ricorda con più piacere ?

I miei preferiti sono stati purtroppo catastrofi di pubblico. A esempio, il film franco-argentino di Eduardo De Gregorio, Corps perdus (la rassegna milanese del 2001 mi ha fatto la bella sorpresa di metterlo in programma…) o Faut pas rire du bonheur di Guillaume Nicloux, sparito dopo Cannes.

Film di regista, Cérise sur le gâteau (Ciliegine) e Assolo. Due titoli, una grande rivelazione : anche di una Morante molto autoironica, dotata d’un humor mentale più che verbale.

Posso essere buffa ma non sono un’attrice comica. Mi piace l’umorismo anche in un attore drammatico : è qualcosa d’indispensabile. E’ molto piu’ difficile recitare nei film comici che  drammatici : l’attore deve avere il ritmo, stare nei tempi. Non è un caso che tra i i miei registi del cuore, in quanto cinefila, sia al primo posto John Cassavetes.

Ha esordito l’estate scorsa come scrittrice nell’originalissimo Brividi immorali (La nave di Taseo) da lei anticipato al Lucca Film Festival. ‘Racconti e interludi’, dalla vocazione musicale, come lei suggerisce, ma anche fortemente cinematografica, a partire dal primo racconto, La mia amica Giovanna.

Circola infatti nei racconti, e nei vari personaggi, spesso umoristici, una melodia disarmonica, imprevista. Il libro è strutturato come una sequenza di andanti e di allegri : si passa da temi piu’ leggeri e sorridenti a altri più accorati. Come preciso nel volume, « Per spiegarlo bene, dovrei scriverlo in musica »…

Danzatrice, attrice, scrittrice, regista. Che cosa ama di più in lei ?

Ragazzina, volevo diventare danzatrice. Poi, rendendomi conto che non sarei mai stata un’étoile, mi son lasciata inghiottire dal cinema. Ma all’inizio, per me, era un matrimonio di interesse. Nessuna volontà di carriera. Poi, è capitato quel che succede talvolta ai matrimoni per interesse : s’è trasformato in matrimonio d’amore.