Saranno presenti con le loro bandiere (anche quelle a 5 stelle con le scritte «No Tap»), i loro striscioni, la loro voce: per esprimere rabbia e dissenso verso un movimento dal quale molti si sentono traditi. Si mischieranno alle migliaia di attivisti che prenderanno parte a Roma, al Circo Massimo, alla kermesse «Italia a 5 Stelle», che mai come quest’anno si preannuncia molto calda.

Sono i cittadini del Salento, che da anni si battono contro l’approdo del gasdotto Tap a Melendugno in provincia di Lecce. Che negli ultimi anni hanno visto al loro fianco in questa battaglia proprio quegli esponenti del Movimento5Stelle ora al governo, che hanno premiato con oltre il 65% dei consensi alle ultime elezioni politiche. E che avevano promesso in campagna elettorale che avrebbero bloccato la realizzazione dell’opera in appena due settimane, una volta saliti al governo. Ai quali ora chiedono di mantenere le promesse, altrimenti che si dimettessero pure in massa.

Ed invece, nel breve volgere del tempo, tutto è cambiato. L’opera si farà eccome. A meno di clamorosi dietrofront dell’ultim’ora. A confermarlo è stato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa (uomo simbolo della Terra dei Fuochi scelto con orgoglio proprio dal Movimento5Stelle), che ha dichiarato come «dal punto di vista giuridico-amministrativo il procedimento è chiuso». Attualmente i tecnici del ministero stanno prendendo visione dei due dossier che il sindaco di Melendugno, Marco Potì, ha portato a Roma mercoledì dopo essere stato convocato dalla segreteria tecnica del ministero. «Li stiamo valutando, vedremo se sono nuovi e se effettivamente possono cambiare lo scenario. Si tratta di una procedura incardinata e definita, per poterla riaprire devono esserci delle novità particolarmente evidenti, tali da dimostrare che la procedura precedente non era corretta, illegittima se non addirittura illegale – ha chiarito Costa – . Questa verifica ha una valenza esclusivamente tecnica, giuridica e amministrativa, non c’è nulla di politico su una procedura chiusa», ha concluso.

Il sindaco Potì e i cittadini salentini, così come tutti gli attivisti del comitato «No Tap» non si arrendono. Sperano ancora in uno stop dal governo, che difficilmente arriverà. Lo stesso governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, che nei giorni scorsi ha duramente attaccato il movimento sulle vicende Ilva e Tap, parlando di figuraccia e voltafaccia nei confronti dei cittadini pugliesi, si augura che venga cambiata all’ultimo l’approdo finale del gasdotto, spostandolo nell’area industriale di Brindisi (proposta già bocciata anni addietro in quanto l’area in questione è stata giudicata satura vista l’ingombrante presenza della centrale a carbone dell’Enel).

Insieme ai cittadini ci saranno però anche moltissimi attivisti dei vari meet-up dell’area brindisina e salentina, finiti anche loro al centro delle polemiche. E che ora lamentano di non avere più contatti con i parlamentari e senatori eletti lo scorso marzo nelle file del Movimento. Chiedono chiarezza e soprattutto che tutti i parlamentari e senatori pugliesi del Movimento si esprimano chiaramente sul progetto, cosa che sino ad oggi non è ancora avvenuta. «Ci siamo spesi molto, ci abbiamo messo la faccia. Ora devono parlare con chi li ha sostenuti», affermano. Critiche anche nei confronti del ministro per il Sud, Barbara Lezzi. Chiedono trasparenza sull’analisi costi-benefici ed un incontro urgente a livello nazionale. «La Lezzi è stata votata soprattutto per la battaglia No Tap. A questo punto vogliamo un confronto sul territorio».