Odessa e Slaviansk sono le due città ucraine al centro dello scontro militare, sfociato ormai in guerra civile, che vede contrapposti Guardia Nazionale, esercito e corpi speciali ucraini e i filorussi, impegnati a difendere e riconquistare posizioni. Anche ieri il bollettino è stato tragico: almeno dieci le vittime a Sloviansk dove i separatisti sono stati in grado di colpire un altro elicottero delle forze di Kiev. Secondo quanto dichiarato da uno dei comandanti delle forze di autodifesa filorusse del sud est del paese, ci sarebbero anche state vittimi civili e almeno venticinque feriti. è questa cittadina di poco più di 100mila abitanti l’attuale centro dello scontro tra le due forze in campo.

La diplomazia appare statica, con Mosca che avverte circa il rischio di una catastrofe umanitaria. «Nelle città assediate, si legge nel comunicato del ministero degli esteri russo, si sente la mancanza di medicinali e inizia l’interruzione nell’approvvigionamento alimentare». Un’emergenza – specie negli ospedali ucraini – sottolineata anche da molte ong che lamentano i tagli del budget sanitario, per finanziare le spese militare del governo di Majdan. E anche secondo Kiev sarebbero almeno dieci i civili morti negli scontri a Sloviansk, mentre la Germania propone un nuovo incontro a Ginevra, con tanto di road map in cinque punti, senza però tenere conto dei separatisti. Proprio la loro assenza ha seppellito sotto le offensive militari di Kiev il precedente e precario accordo, che oltre a non aver ottenuto alcun risultato, se possibile, ha peggiorato il confronto.

A questo si aggiunge ora la corsa alle elezioni: l’Europa, il Fondo monetario e gli Stati uniti (presenti con un quartier generale a Kiev, con personale adibito a «consigliare» i militari ucraini) spingono perché si svolgano le elezioni del 25 maggio, come se le urne potessero cancellare di colpo la realtà di un paese spaccato e diviso in due. Anche ieri sia la Francia, sia la stessa Kiev, hanno confermato l’importanza della data, mentre Mosca già nei giorni precedenti si era detta decisamente scettica circa la riuscita della tornata elettorale. Il governo di Majdan, però, non obbedisce più solo ai propri ministri e se vuole ottenere il prestito del Fondo monetario deve accelerare i tempi: o conquistare il paese e riportarlo sotto l’autorità della capitale, o organizzare in ogni caso le elezioni. Il Fondo monetario è stato chiaro: i soldi arriveranno, a patto che il paese sia unito.

La situazione militare del resto rimane in bilico, tra difficoltà ad avere dati oggettivi su quanto accade e costanti operazioni tese a recuperare e riconquistare palazzi governativi, sedi televisive e uffici di polizia. A Odessa – dove l’incendio alla sede dei sindacati, con oltre 40 morti, ha segnato il momento più grave del confronto militare (secondo la russa Rt, tutto sarebbe nato da uno scontro tra ultras della Chernomorets Odessa e del Metalist Kharkov) – la situazione rimane tesa. Domenica una manifestazione dei filorussi è riuscita a sfondare il portone della caserma dove erano in stato di arresto molti dei protagonisti degli scontri con le forze ucraine, liberandoli. I poliziotti che avrebbero dovuto impedire l’azione, hanno gettato a terra gli scudi, in un ennesimo atto di insuburdinazione contro Kiev. Ieri, infine, un gruppo di neonazisti di Settore Destro, è arrivato in città e ha organizzato una manifestazione, mentre Kiev ha annunciato l’invio di una unità speciale da quelle parti, per dare manforte ad un esercito che non riesce ad avere la meglio sull’organizzazione dei filorussi.

Tra Kiev e Mosca intanto è ormai guerra dialettica aperta. Il premier ad interim di Kiev Yatseniuk, si è recato nei giorni scorsi a Odessa, promettendo l’indagine richiesta dall’Unione europea, ma puntando il dito contro Mosca, accusata di essere la principale responsabile dell’attuale situazione in Ucraina. Mosca ha risposto con 81 pagine di un «Libro bianco» sulla situazione nel paese. Il rapporto, reso noto dal ministero degli esteri russo, denuncia i «numerosi episodi» di violazioni dei diritti umani in Ucraina dalla fine dello scorso novembre alla fine di marzo.

Il «Libro bianco» accusa le autorità ucraine di aver «preso il potere con la forza, di aver portato a termine un colpo di Stato, di aver distrutto le legittime strutture di potere, di aver tollerato episodi di xenofobia, ricatto, repressioni, abusi fisici e politici contro gli oppositori politici».

Il fronte centrale del combattimento è Sloviansk, già teatro alcuni giorni fa di una delle battaglie più importanti. Almeno cinque esponenti delle milizie filorusse sono rimasti gravemente feriti ieri, secondo quanto riferito dall’agenzia Interfax, che ha citato un portavoce delle forze separatiste. «Siamo circondati da vicino. Molti negozi stanno chiudendo perché non ci sono merci da commerciare», ha dichiarato la stessa fonte descrivendo la situazione nella città completamente accerchiata dalle forze di Kiev e che teme un’offensiva imminente. Ieri – infine – è stata la Germania a provare a ritentare una carta diplomatica, mettendo al centro di un’eventuale pacificazione Russia e Ucraina, chiamate a trovare un accordo, ancora una volta a Ginevra, mentre il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha offerto la sua mediazione per trovare una soluzione alla crisi in Ucraina. «Sono pronto a svolgere un ruolo», ha detto .