Sono circa 40.000 gli alloggi gestititi dall’Istituto Autonomo per le Case Popolari di Napoli e Provincia – «territorio» di confine dove si incontrano la burocrazia, le circolari comunali, gli infiniti tempi morti dell’attesa e le persone che abitano quelle case popolari, le loro esigenze e le loro storie. Tra gli impiegati «in prima linea» del front office, aperto tutti i martedì e venerdì, è ambientato Aperti al pubblico, il documentario di Silvia Bellotti vincitore del premio del pubblico alla cinquantottesima edizione del Festival dei Popoli.

Sviluppato nell’Atelier del cinema del reale del centro Filmap di Ponticelli, dove gli allievi con i loro progetti sono stati seguiti da Leonardo Di Costanzo, Aperti al pubblico è tutto girato all’interno delle mura dell’Istituto dove si combatte spesso una battaglia contro i mulini a vento della burocrazia, ostacolo insormontabile non solo per gli abitanti delle case popolari ma per gli stessi impiegati che – come dice una di loro al telefono a una collega del comune, a cui si rivolge per riuscire ad avere una tessera sanitaria per due bambini malati – «assorbono» le loro storie e i loro problemi, ne vengono coinvolti direttamente.

A questi ostacoli i dipendenti dell’Iacp cercano di offrire, con le parole della regista, delle «soluzioni creative, fuori dagli schemi e dai protocolli», e magari loro stessi si ritrovano a chiedere a chi è qualche «grado al di sopra» uno strappo alla regola per venire incontro a esigenze particolari. Anche per gli impiegati infatti certi casi aprono un paradosso irrisolvibile, come quello di una donna che «non esiste»: non ha la residenza in alcun luogo, non può prenderla dal compagno che vive in una casa popolare su cui pende una sanatoria in itinere – è relegata dalla legge stessa in un limbo al di fuori della legalità. L’effetto tragicomico di questo circolo vizioso, le soluzioni creative, il purgatorio della burocrazia erano al centro anche del cortometraggio precedente di Silvia Bellotti – regista e giornalista romana classe 1982 – Il foglio, anch’esso sviluppato con Filmap e sempre ambientato a Napoli, tra gli utenti dell’Agenzia delle entrate che si organizzano autonomamente per stabilire l’ordine di accesso agli sportelli.

Quello di Aperti al pubblico è un racconto che incontra e registra la realtà nelle parole dei protagonisti: un’anziana signora nata in una casa popolare assegnata alla nonna subito dopo la guerra, un’altra che sa solo scrivere la sua firma che è stata obbligata con le minacce a includere nel suo stato di famiglia una donna che ora la vuole sfrattare. L’ipotesi di azioni criminali, o la stessa possibilità che le storie raccontate non siano del tutto veritiere, restano fuori dalle mura dell’edificio, come Napoli e il suo mare che vediamo solo dalla finestra.