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Non sarà un caso che Hollywood abbia preso a restituire un’atmosfera decisamente cupa in film e serial TV. È il registro ad esempio del prossimo mega blockbuster – Batman vs Superman – la cui trama è tutta giocata sul rancore e il conflitto generati a Metropolis e Gotham, metropoli crepuscolari attanagliate dalla paura per il götterdämmerung dei supereroi. È l’ennesima distopia autoritaria e apocalittica che riflette l’odierna oppressiva sensazione di declino morale e opportunismo perfettamente articolata anche da House of Cards, miracoloso specchio che ha colto, se non i particolari, il dilagante degrado della stagione elettorale.

Sono universi cupi che elaborano lo smarrimento post-ideologico, post-politico restituito dai telegiornali in cui imperversano demagoghi e populisti e la perenne sensazione di essere sul baratro. Ma forse neanche il più pessimista degli sceneggiatori avrebbe potuto formulare una trama come il rimpatrio in massa negoziato dai governanti europei per rimuovere i profughi alla procura di un regime dispotico e antidemocratico. Un “appalto” lautamente compensato per lenire coscienze con una montagna di euro.

Un crimine umanitario molto tecnocratico, come se proprio in questi tempi non avessimo ripassato le lezioni su come violenze, ingiustizie e storiche angherie producano rancori secolari che puntualmente tornano a presentare il conto. Non è forse stato acquisito che i soprusi coloniali hanno molto a che vedere con gli attuali rapporti fra occidente e il resto del mondo? In America Ferguson, le bandiere sudiste e gli jntrattabili razzismi che minano ancora i migliori progetti di melting pot americano non hanno forse confermato la scia lunga della sanguinosa sopraffazione schiavista? I conti tornano per essere pagati. E mentre l’Europa crede di poter comprarsi la pulizia etnica con i sussidi a Erdogan, l’America in Trump ha la personificazione di una lunga e pericolosa liaison con i suoi istinti peggiori: il trumpismo è frutto della strumentalizzazione di livori delle neo-minoranze (bianche) che hanno infine trovato un campione degno delle proprie paranoie.

Eppure anche adesso che il demagogo mutante frutto delle loro macchinazioni sta divorando il partito dal di dentro, i repubblicani non trovano di meglio che perpetuare le politiche talebane dei ricatti e dei rancori che li hanno portati sull’orlo dell’implosione. Il boicottaggio del giudice che Obama presenta alla corte suprema è l’ennesima manovra kamikaze, un rifiuto a priori della mediazione politica e perpetua le tattiche distruttive che stanno attualmente dilaniando il partito.

Esprime un insofferenza patologica per le regole che lega Trump a Berlusconi e a tutti i movimenti populisti europei, che si ergono a paladini nella lotta alla “correttezza politica”. Ma nell’era globale e multietnica – è ora di dirlo – la correttezza politica è componente essenziale del discorso pubblico, della mediazione fra diverse parti sociali – un necessario antidoto ai soprusi del passato. Rivendicare il diritto unilaterale a rifiutarla non è che il travestimento di un entitlement nostalgico di un mondo che (ai potenti, ai coloni e agli schiavisti) non la imponeva.

Il presidente Underwood, sopraffino e machiavellico strumentalizzatore delle paure più viscerali, ne andrebbe fiero.