Una struttura trasversale, che va dalla società di trasformazione urbana Bagnolifutura spa al dirigente del ministero dell’Ambiente Gianfranco Mascazzini, passando per i dipartimenti che si occupano del settore di comune e provincia, all’Arpac, fino alle società che in appalto (De Vizia Transfer) e in subappalto hanno certificato il falso. L’ex area industriale di Coroglio è uno dei tanti disastri ambientali italiani. Com’è stato possibile? Con le varianti al progetto di bonifica: attraverso questo strumento, ad esempio, si è potuto evitare di smaltire 800mila metri cubi di rifiuti, come si legge nel decreto di sequestro disposto giovedì dalla procura di Napoli. Con le false certificazioni, invece, si è autorizzato il mantenimento in sito dei rifiuti inquinati, riutilizzati per il consolidamento del costone ai piedi della collina di Posillipo, ma anche per lo strato superficiale di terreno.

Bisognava fare in fretta per mettere i suoli sul mercato, obiettivo mai riuscito. Con grande cinismo, la variante al Piano di bonifica del 2008 ne aveva degradato l’obiettivo da uso residenziale a commerciale per diversi lotti, persino di quella parte del Parco dello Sport nella quale ricadono le aree gioco per i bambini: aiuole e prato non vengono più risanate come prescritto per una zona residenziale. A cose fatte arrivano i dubbi, così il dirigente del servizio ambiente del comune di Napoli, Giuseppe Pulli, suggerisce nel 2010 di mettere le barriere, dopo la certificazione di avvenuta bonifica. Sabatino Santangelo (vicensindaco e presidente della Bagnolifutura fino al 2006) invia una nota alla Stu: «Realizzare delle barriere non valicabili delle aree verdi in modo da evitare del tutto il contatto dermico con il suolo che, dall’analisi di rischio a suo tempo effettuata, è l’unico veicolo di possibile migrazione dei residui degli inquinanti una volta (??!!) presenti nell’area».

A rendere tutto possibile, secondo i pm, Mascazzini: per far apparire normale l’attività di controllo e vigilanza del ministero, convoca frequentemente conferenze dei servizi e richiede pareri tecnici mai però verifiche tecniche sul sito. Nel 2008 arriva un’accelerazione legata ai tempi per incassare i Por e allora vengono approvate le «Linee guida ai fini del rilascio della certificazione di avvenuta bonifica», un modo per velocizzare le procedure e arrivare alla certificazione di avvenuta bonifica da parte della provincia. Si decide anche l’eliminazione dei controlli post bonifica (obbligatorio in base alla legge 10/98). Obbediente l’Arpac si limita ad effettuare soltanto una verifica documentale altimetrica. La procura ha mandato campioni al laboratorio Chelab di Treviso, Theolab di Torino e Maxxam in Canada: è risultato l’aumento dell’inquinamento, prima a macchia di leopardo adesso spalmato su tutta l’area, addirittura lo strato di terreno superficiale è ancora più inquinato dei terreni sottostanti.
Ma che il suolo fosse contaminato lo sapevano anche i tecnici della provincia, soprattutto da composti organici (Idorcarburi policiclici aromatici e Pcb, entrambi cancerogeni), ma secondo l’Analisi di Rischio prodotta dalla Bagnolifutura (effettuata dall’Università di Milano) era tutto regolare, solo che i dati forniti all’università arrivavano dalla Centro campano tecnologia e ambiente: 52% regione, 24% Arpac, 24% Bagnolifutura, la società consortile si è occupata dal 2004 di rilasciava certificati falsi, in contrasto con le procedure indicate dall’Istituto superiore della sanità. Ad esempio, 780 analisi fatte nell’arco di un anno hanno dato sempre valore zero rispetto alla misurazione delle fibre aerodisperse in relazione al cantiere ex Eternit. Fasulla pure la barriera idraulica di emungimento che avrebbe dovuto impedire alla colmata di continuare a inquinare, così gli Ipa e i Pcb finiscono in mare. Il professor Benedetto De Vivo, consulente della procura, nel 2011 aveva coordinato una ricerca per il dipartimento Scienze della terra della Federico II: nei sedimenti marini del livello superficiale, stante il valore di riferimento per la salute degli Ipa di 0,2 e dei Pcb di 4, a Bagnoli i primi erano 14.737, i secondi 1.666.