È la notte a mettere la casa nel sacco. E la paura ruba il respiro. Di giorno, senz’altro, le cose vanno meglio, tutto è più nitido. Ma quando arriva il buio, le cose cambiano, nulla ha contorni definiti, il mondo viene ingoiato, risucchiato via. Il venerdì sera una bambina e suo padre si rifugiano fra le montagne. C’è il bosco fuori, il vento, gli uccelli che battono il becco sul vetro. Quella pausa dalla vita quotidiana diventa qualcosa di più profondo, un’attesa immaginaria, un ascolto della natura, di se stessi, del battito delle emozioni

A contenere l’ansia c’è la mano calda di un padre poggiata sulla testa e a nutrire la paura un felino bellissimo, lucido e nero come il buio senza luna né stelle. Non è difficile, però, fare amicizia. Basta guardarsi negli occhi: dopo quel contatto insperato, la ragazzina e la pantera sapranno anche pattinare nel cielo, rovesciare la terra, sciare sulla via Lattea.

È solo un sogno? Forse. D’altronde, uno scrittore come Andrea Bajani non perde mai tempo a distinguere fra realtà e fantasia. E se poi dedica un racconto ai più piccoli,perché mai dovrebbe separare i desideri dai «fatti»? Il suo cocktail onirico questo volta è servito da Orecchio Acerbo, nell’albo La pantera sotto il letto (pp.44, euro 16). Qui, lo scrittore insieme alle tavole illustrate di Mara Cerri racconta, in fondo, una storia semplicissima. Al posto della rosa amica del Piccolo Principe che, solitario, vaga tra i pianeti, c’è una pantera a impersonare l’ignoto. E per vincere l’angoscia, si può volare e superare i confini,gli stessi che agli adulti è vietato oltrepassare, non per legge, ma per disabitudine a uscire dai percorsi consueti. E anche per non ammettere la propria riluttanza verso mondi sconosciuti.

Il coraggio è tutto dalla parte dei bambini (e degli animali). Così, la notte diventa uno spazio fluido, che molto somiglia al mare. È un tappeto magico color pece sul quale giocare, fare le capriole, immaginarsi altrove. Aspettando che torni il giorno e dissolva i nuovi amici. Certo, non senza una punta di nostalgia e ancora un brivido di paura, questa volta dedicata all’evanescenza degli incontri che costellano le nostre vite.