«Che pizza!». È l’esclamazione della protagonista che più ricorre fra le pagine del suo diario. Sunita, bambina rom che va a vivere periodicamente dai gagé (i non rom), viene costretta dalla maestra a scriverlo per esercitarsi in italiano: ha perso un anno di scuola quando il pulmino del comune che andava al suo campo non l’ha più fatta salire perché senza documenti. Un diario che è anche l’espediente narrativo e letterario, piuttosto scanzonato, utilizzato da Luca Randazzo, lo scrittore e docente che ha raccontato la storia (non facile e molto poco fiction) di questa ragazzina sempre in bilico fra due vite parallele e diversissime. Una, da spendersi nel weekend, con la sua famiglia di origine, ripassando le tradizioni e gli affetti per i parenti nella baracca del campo fangoso di Pisa (la Bigattiera) che subisce sgomberi e retate; l’altra in una casa con l’elettricità, un letto caldo, una fiaba per dormire e ogni mattina, una comoda macchina si ferma davanti al cancello della scuola. Lei la vuole frequentare, anche se alcuni giorni, appunto, stare lì è proprio «una pizza».

Diario di Sunita (Rizzoli, pp. 251, euro13: i diritti d’autore ricavati dalle vendite del libro vengono devoluti all’associazione Articolo 34 che si batte per far studiare tutti i bambini) parte quindi da una esperienza realmente vissuta da un insegnante (l’autore stesso) che condivide con la moglie la responsabilità dell’affido e cerca di documentare la quotidianità straniata di chi si trova a spartire spazi, tempi e luoghi solo a metà, surfando in mezzo alle onde emotive di più esistenze. Sunita entra in crisi quando dovrà scegliere tra le feste del Natale rom e le piste da sci, fra la ginnastica artistica e il calcio, fra la sorella dispettosa  rimasta al campo, e «miss perfettina» Marta, con cui ha in comune i primi amori, le invidie, momenti idilliaci e furibonde litigate. Romanzo di formazione questa volta non solo per la protagonista narratrice, ma anche per chi dirige la scrittura, questo diario – pur presentando situazioni particolari come l’appartenenza a una etnia speciale e l’emarginazione sociale che ne consegue – affronta la difficoltà di crescere come tema universale e trasversale.

Sunita che è brava a tirare calci al pallone, si dispera quando le viene la febbre e non può andare in gita a Firenze con la sua classe, si arrabbia con la madre «finta» e con quella «vera» (perché ha i denti cariati e non si cura), odia i broccoli che cucina Luca, è una bambina che vive i suoi alti e bassi come le sue compagne. Fatica a impegnarsi quando è bel tempo e preferisce giocare, dice bugie e, a volte, molte parolacce. All’epoca del suo diario, aveva un solo desiderio: andare alle medie di sicuro. Ce l’ha fatta, ma la sua vita viaggia ancora nell’incertezza.