Il Novecento sarà valutato e riscoperto dagli storici e dai filologi come uno spartito infinito, in cui – a mo’ della musica dedocafonica – i ritmi e i tempi sorprendono e sviluppano contraddizioni paradossali.
Fascismo, nazismo, guerre. Ma lotte di liberazione, resistenza, il periodo rivoluzionario dell’Ottobre, il «biennio rosso» italiano sono riferimenti essenziali per capire e non rimuovere. Va fatto l’esatto contrario della recente Risoluzione europea, che ha cancellato la storia e offeso chi ha dato la sua vita per la democrazia. Uniamo la nostra voce a chi ha chiesto il ritiro di un così pessimo documento.

Il 1969 è stato un anno fatidico. Dopo il glorioso ‘68, che l’Archivio ha celebrato l’anno passato, è arrivato il vero spartiacque. Se i movimenti studenteschi contribuirono a laicizzare la società e i costumi, nell’anno successivo si affermarono la forza e la qualità del movimento operaio. Entra in scena come protagonista il lavoro, che esprime una soggettività come prima mai. L’Archivio fa rivivere quella stagione con materiali audiovisivi importanti, come è un capitolo fondamentale il film del compianto Gregoretti che proietteremo a Roma in questi giorni, Contratto.

La storia si comprende meglio proprio attraverso le immagini, che ci permettono di guardare volti e gesti più comunicativi di mille saggi. Si parlerà nel convegno (introduttivo della rassegna dei film di quel periodo) della nascita della Federazione unitaria dei metalmeccanici, la FLM, unico e straordinario momento di superamento di sigle e denominazioni con l’obiettivo di mettere in cima a tutto il lavoro con i suoi diritti.

Non era ovvio affatto. Le culture dominanti non avevano voluto capire che, nell’allora rigoglioso sviluppo economico, il lavoro vivo era imprescindibile. L’era fordista presupponeva un ruolo subalterno per chi faceva funzionare le catene di montaggio. Però era cruciale. La forza lavoro, che ha connotato un’intera era del Capitale. Purtroppo, via via quella forza scemò sotto i colpi del primo liberismo, ma riuscì ad opporsi.

Successivamente, la miscela tra l’approdo finanziario dell’economia e la crisi del modello di accumulazione ha spinto ad una cinica svalorizzazione del lavoro.