La Quinta de Olivos è un’imponente tenuta di epoca coloniale che si affaccia sulle rive del Rio de la Plata, a una ventina di chilometri da Buenos Aires. Da più di settant’anni è la residenza ufficiale dei capi di stato argentini: è qui che, nel 1974, Perón morì da presidente in carica ed è qui che Alfonsín e Menem stipularono l’accordo con cui avviarono la riforma costituzionale del 1994.
Più recentemente, le sue stanze sono state teatro di un incontro ben più informale, ma a suo modo storico. Lo scorso 4 ottobre Alberto Fernández, attuale presidente, ha invitato per una lunga chiacchierata Elian Valenzuela, astro nascente della musica argentina da tutti conosciuto come L-Gante. Sbarbato, volto coperto di tatuaggi e sorriso contagioso, Elian è un classe 2000 nato in un barrio popolare, ma che da circa un anno è diventato l’artista argentino più ascoltato al mondo. L’invito di Fernández ha sorpreso e fatto discutere; dall’opposizione e da alcuni media, ad esempio, è stato interpretato come una mossa elettorale, un espediente per guadagnare facili consensi cavalcando la moda del momento. Niente di più sbagliato, perché L-Gante vale più di un tormentone stagionale: è l’artista che ha portato a un livello superiore la cumbia villera – il genere musicale nato nelle villas, i quartieri più poveri del paese – reinterpretandola per la sua generazione e rendendola accessibile al grande pubblico. I suoi testi crudi, senza filtri e solo in apparenza superficiali sono il riflesso più fedele della realtà delle periferie argentine. Per spiegare il suo successo non serve parlare di logiche di mercato e strategie discografiche: la sua voce si è diffusa spontaneamente, tramite il passaparola e cavalcando l’orgoglio di una parte di popolazione spesso esclusa dal discorso politico dominante. L-Gante è diventato il portavoce e il megafono di una generazione che vuole riappropriarsi di uno spazio d’espressione.

STATO ASSENTE
«Villas» è il termine che identifica le aree più povere ai margini delle grandi città argentine; insediamenti ad alta densità abitativa, caratterizzati da condizioni di vita precarie e alti tassi di criminalità e disoccupazione. In seguito alle crisi economiche degli ultimi decenni sono diventate città nelle città, in cui la popolazione colma l’assenza dello stato e si difende dalla criminalità con esperimenti di autogestione comunitaria. Col tempo, è nato un senso di appartenenza tra gli abitanti – i villeros – che rivendicano con orgoglio la propria identità, provenienza e resilienza rispetto alle difficoltà.
La massima espressione artistica di questo orgoglio è la cumbia villera, la variante della cumbia classica che ne sfrutta le sonorità per cantare la vita nelle villas, con testi espliciti e un ampio uso di slang urbano. Le canzoni parlano di vita in povertà, miseria e mancanza di lavoro, ma anche di bevute notturne, uso di sostanze e sfide con la polizia; musicalmente, i ritmi tradizionalmente acustici della cumbia sono ottenuti con sintetizzatori, drum machine e keytar, caratteristiche pianole elettriche da imbracciare al collo.
I pionieri di questo stile sono emersi negli anni Novanta – il decennio neoliberista che ha messo a dura prova le classi popolari – e sono esplosi prima localmente e poi a livello nazionale senza l’appoggio delle major, ma grazie ad autoproduzioni clandestine, download illegali e una costante presenza sul territorio. I protagonisti di quell’epoca – Mala Fama, Pibes Chorros, Yerba Brava e Damas Gratis – oggi sono star affermate e non è raro vederli protagonisti di tournée continentali o sulle copertine di riviste specializzate. L-Gante è figlio di altri tempi; fa parte della cosiddetta Generazione Z, quella dei ragazzi che hanno vissuto gli effetti della crisi del 2001 senza ricordarne gli eventi e che dispongono di modalità di fruizione e produzione musicale totalmente diverse da quelle di venticinque anni fa. Tuttavia, la sua storia non si discosta molto da quella dei precursori della cumbia villera.

PC E MICROFONO
Nato a General Rodríguez, città industriale poco lontana da Baires, è cresciuto con la sola madre, che manteneva la famiglia con lavori saltuari. La passione per la musica non è mai mancata: hip hop, folklore ma soprattutto cumbia e reggaeton, onnipresenti nelle «clandestinas», le feste non autorizzate improvvisate per strada o in locali estemporanei.
Elian decide di mettersi in gioco appena quindicenne, iniziando a rappare su basi rudimentali. Il suo primo strumento è uno dei «laptop del governo»: computer portatili assegnati ai giovani da Conectar Igualdad, progetto governativo voluto dall’allora presidente Cristina Kirchner per colmare le disuguaglianze digitali del paese. È con questo – e con un microfono da mille pesos, dieci euro circa – che nascono le prime tracce a nome L-Gante, pseudonimo ispirato al modo in cui la madre criticava il suo stile trasandato. Il successo è rassicurante, seppur limitato alla sfera locale.
La svolta arriva quando la traiettoria di L-Gante incrocia quella di Kevin Rivas, in arte DT Bilardo, produttore argentino di stanza in Spagna che da tempo cercava una voce adatta alle sue creazioni sonore. Sentendosi su Instagram, i due capiscono che i tempi sono maturi per rigenerare la loro musica preferita, portandola in una nuova dimensione. È questa la genesi della Cumbia420, sottogenere che ibrida cumbia, reggaeton e trap miscelando la cadenza e la struttura ritmica della prima ai suoni e alla portata massiva del secondo, con testi aggressivi e martellanti. Il tutto, ispirato da una passione comune alla coppia: la marijuana, vero e proprio metronomo di questo stile.
Dopo un paio di tracce di rodaggio, il boom arriva con RKT, singolo lanciato in piena pandemia. Senza fondi dopo aver lasciato un lavoro in fabbrica per dedicarsi solo alla musica, Elian decide di finanziarsi vendendo porta a porta mascherine autoprodotte «griffate» Cumbia420. Come dichiarato in un’intervista, «le ho vendute tutte in pochi giorni, e ho dovuto moltiplicare più volte la produzione. Tutto ciò che riguarda la produzione di RKT è stato pagato interamente con quel guadagno». Il videoclip della canzone, pubblicato lo scorso autunno su YouTube, oggi conta più di 200 milioni di visualizzazioni. Da lì in poi, tutto è stato in discesa: dieci singoli piazzati nella Billboard Top 100, un tour internazionale che gli ha permesso di prendere il primo aereo della sua vita e, prossimamente, un concerto al Luna Park di Buenos Aires, punto di arrivo ambito da tutti i musicisti argentini. Recentemente, è anche trapelata la notizia di un imminente viaggio in Europa, con date già fissate in Spagna, Francia e Italia. Infine, a coronare un anno indimenticabile, a settembre è nata Jamaica, la sua primogenita. In una diretta social, L-Gante ha mostrato il suo ritorno a casa con la piccola, con un carnevale di gente ad accoglierli e una carovana spontanea di mezzi a scortare l’auto decappottata da cui veniva presentata la neonata. Ulteriore ed emozionante prova di un legame, quello col quartiere, reciproco e indissolubile.
La Cumbia420 di L-Gante e DT Bilardo sta crescendo, e sono già tanti gli artisti emergenti che ne cavalcano l’onda. E poco importa se snob e conservatori ne criticano le origini, la presunta violenza dei testi e le abitudini psichedeliche. Elian Valenzuela è il ragazzo che ha portato la cumbia villera – e quindi le villas di tutto il paese – direttamente nel salotto presidenziale, senza dover mediare il proprio linguaggio. Il futuro è dalla sua parte.