Jared Kushner, genero di Trump e consigliere maggiore alla Casa bianca, nel corso della prima audizione a porte chiuse con la Commissione Intelligence del Senato, ha negato qualsiasi collusione con la Russia e ha definito «innocui» i contatti avuti con funzionari russi durante la campagna elettorale del suocero.

DALL’AUDUZIONE è emersa la rivelazione di un incontro di cui non si sapeva nulla, quello con l’ambasciatore russo Sergei Kislyak, svoltosi ad aprile in un albergo di Washington, ai margini di un convegno di politica estera.

Era presente anche Trump, così come il futuro Ministro della Giustizia Jeff Sessions che ha già detto di non ricordare se nell’occasione ha incontrato o meno l’ambasciatore, mentre Kushner l’ha minimizzato definendolo «poco più di una formalità» durata meno di un minuto.

KUSHNER HA ANCHE NEGATO di aver cercato di stabilire una linea di comunicazione diretta e segreta con il Cremlino, dicendo che era solo il riflesso della mancanza, ai tempi, di simili canali da parte di Trump.
«Non ho neanche avanzato la possibilità di usare l’ambasciata o qualsiasi altro edificio russo per alcun proposito, al di là di quell’unico confronto durante il periodo di transizione» ha specificato in una dichiarazione scritta di undici pagine in cui per la prima volta ha parlato dei suoi contatti «russi».

«Non c’è mai stata da parte mia collusione con governi stranieri, né, che io sappia, c’è stata da parte di altri membri dello staff – si legge nella lettera – Non ho avuto contatti impropri, né ho fatto affidamento su fondi russi per finanziare le mie attività imprenditoriali nel settore privato». Kushner però è coinvolto anche nell’ultimo scoop che coinvolge Don jr, figlio maggiore di Trump, che sarà chiamato a testimoniare mercoledì con l’ex capo della campagna elettorale Paul Manafort, riguardo un loro incontro con un avvocato russo che offriva informazioni che avrebbero dovuto danneggiare Clinton.

Anche questo incontro è stato definito da Kushner «innocuo», addirittura una «perdita di tempo» tale da essersene quasi dimenticato.

TRUMP SI È SCHIERATO in difesa di genero e figlio attaccando contemporaneamente Jeff Sessions, nuova abitudine ricorrente del presidente, che non perdona al ministro di giustizia di essersi ricusato dall’indagine sul Russiagate a causa del suo stesso coinvolgimento. Per Trump è un uomo «tormentato».
«Se avessi saputo che si sarebbe ricusato non l’avrei mai nominato» ha dichiarato Trump, per poi continuare su Twitter chiedendo: «Allora perché i commissari e gli investigatori, e naturalmente il nostro ministro di giustizia non hanno guardando i crimini della corrotta (Hillary) e le sue relazioni russe?»

QUESTO TENTATIVO DI DIFESA che coinvolge una retorica da campagna elettorale non sembra sufficiente e forse è per questo che The Donald ha accennato alla possibilità per il presidente Usa di graziare famigliari e collaboratori, arrivando anche ad auto-graziarsi.
E forse a causa di questo scoop, per mantenere un profilo basso, Trump starebbe accettando a denti stretti le nuove leggi che limiteranno la sua autorità ad abolire le sanzioni verso la Russia.
È una svolta straordinaria questa che segue una rivolta bipartisan da parte dei legislatori che diffidano del suo approccio amichevole con Mosca e stanno cercando di punire la Russia per la sua interferenza nelle elezioni.