È sempre più nera la crisi del Governo regionale del Kurdistan. Dopo la fallita indipendenza e le dimissioni del presidente Barzani, ieri in migliaia sono scesi in piazza nella città di Suleimaniya e nella provincia orientale di Halabja per chiedere le dimissioni dell’attuale governo.

A muovere le piazze sono l’assenza di servizi pubblici efficienti e i mancati pagamenti dei salari dei dipendenti pubblici (buona parte della forza lavoro totale), in molti casi in ritardo di tre anni. Insegnanti, medici, impiegati hanno riversato la loro rabbia contro i simboli del potere centrale: uffici del partito di Barzani, Kdp, sono stati dati alle fiamme così come quelli del rivale Puk, del clan Talabani.

La polizia ha risposto con granate e lacrimogeni sulla folla che non chiede solo salari ma riforme e nuove elezioni: «Basta con 26 anni di furti e decisioni sbagliate», si leggeva in alcuni cartelli portati dai manifestanti.