A pochi giorni dal 46simo anniversario dell’invasione del Patto di Varsavia in Cecoslovacchia, i cechi tornano a interrogarsi sull’eredità della Primavera di Praga. A far da miccia alla discussione è la figura di Frantisek Kriegel, medico e membro della presidenza del Partito comunista cecoslovacco, unico a rifiutarsi di firmare i Protocolli di Mosca, che dovevano dare un quadro legale all’invasione di agosto.

Negata la cittadinanza onoraria

Frantisek Kriegel è tornato alla ribalta della cronaca dopo che la giunta del municipio di Praga 2 ha rifiutato di concedere a uno degli uomini più emblematici della Primavera, la cittadinanza onoraria. La proposta era stata presentata dal consigliere comunale dei Verdi Michal Uhl, figlio dei dissidenti Petr Uhl e Anna Sabatova. «La proposta, prima accolta dalla Commissione culturale, è stata bocciata dalla giunta grazie ai voti di Top 09 e Ods (partiti conservatori, ndr) e con il solo voto a favore dei Verdi – racconta Michal Uhl – Nella discussione è emerso un solo motivo del diniego: Frantisek Kriegel era un comunista».
Uhl comunque non si lascia dissuadere, decidendo di presentare la proposta di cittadinanza onoraria direttamente nel consiglio comunale, dove tuttavia detengono la maggioranza proprio l’Ods e la Top 09. Secondo il giovane consigliere c’è la possibilità che anche i colleghi dei partiti di destra non votino contro la proposta di cittadinanza onoraria a Kriegel. «Con il voto negativo della giunta si è aperto un dibattito pubblico sulla figura di Kriegel, che – credo – possa influenzare la decisione dei singoli consiglieri», dice Uhl. 

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«Il voto mio e dei miei colleghi è stato influenzato dal fatto che dr. Kriegel ha partecipato attivamente al colpo di stato di Febbraio 1948 ed era attivo nel partito negli anni ’50 e ’60 – la sindaca di Praga 2, Jana Cernochova (Ods), spiega così il suo voto negativo – Mi permetto di dire, che persone come lui si sono macchiate di sangue». Le giustificazioni del voto negativo non hanno convinto tuttavia una parte dell’intellighenzia anti-comunista, come il politologo conservatore Bohumil Dolezel o il registra Bretislav Rychlik.

L’eredità contesa degli anni ’50

Proprio la condotta di Kriegel nel periodo del Dopoguerra è stata il principale motivo a cui si è aggrappata la destra partitica. Secondo i sostenitori di Kriegel, che oggi sostengono il conferimento della cittadinanza onoraria, la sua partecipazione alla presa del potere del Partito comunista nel febbraio 1948 va letta nel contesto del periodo storico.

Frantisek Kriegel, nato nel 1908 in una famiglia di ebrei della Galizia, aveva aderito al Partito comunista cecoslovacco all’inizio degli anni Trenta e partecipò alle brigate internazionali accorse in soccorso della Repubblica spagnola dopo il pronunciamento del generale Francisco Franco. Dopo il 1939 Kriegel aderì alla Croce rossa internazionale e fu inviato in Cina in soccorso delle popolazioni colpite dall’occupazione nipponica.

La sua partecipazione al febbraio 1948 come commissario politico delle Milizie popolari appare quindi in piena continuità con gli ideali antifascisti e socialisti, che d’altronde furono assai diffusi tra i giovani cecoslovacchi dopo la conclusione della Seconda guerra Mondiale. Ma ben presto Kriegel fu colpito dalle purghe staliniste condotte contro gli interbrigatisti e gli ebrei, vivamente descritte nel romanzo del comunista cecoslovacco Artur London, La Confessione.

Nel 1952 viene quindi emarginato dalle cariche di partito e mandato a fare il medico di fabbrica in alcuni centri operai, dove deve sopportare l’ostilità dei quadri di partito. Riabilitato agli inizi degli anni ’60 partecipa al team di ingegneri e medici cecoslovacchi che aiutano a costruire il sistema di sanità pubblica nella Cuba castrista. «Le fonti storiche documentano che la condotta di Kriegel nel periodo successivo al febbraio 1948 non portò danni a nessuno», sottolinea Michael Uhl.

La memoria scomparsa

La vicenda del (per ora) mancato conferimento della cittadinanza onoraria a Frantisek Kriegel tuttavia dimostra quanto siano state cancellate, o distorte nella memoria collettiva delle classi dirigenti ceche, le figure dei comunisti passati nel periodo della normalizzazione.

A contribuire all’emarginazione è stato senza dubbio l’approccio storiografico prevalente negli anni ’90, che ha cercato di individuare una III Resistenza anti-comunista, che quindi non poteva digerire i comunisti non ortodossi o in conflitto aperto con il partito al potere. Tuttavia sul piano storiografico le cose stanno lentamente cambiando grazie all’arrivo di una nuova generazione di storici non più disposti ad accettare senza un confronto critico i concetti di III Resistenza o di totalitarismo.

Di gran lunga inferiore, invece, la consapevolezza della classe politica, che stenta a liberarsi da una lettura manichea. Ad aiutare la riproduzione del cliché del conflitto tra il bene e il male c’è anche la cultura popolare, che lo ripropone tramite serie televisive, spettacoli teatrali o film. È ormai diverso tempo che le élites culturali ceche ritornano sui periodi del nazismo, degli anni ’50 o della normalizzazione come se negli ultimi 25 anni il mondo fosse rimasto immobile all’istante della caduta del Muro.

Infine ai comunisti ortodossi è senza dubbio mancata una figura simbolica da contrapporre, dopo la caduta del Muro, a Vaclav Havel o a Vaclav Klaus. Kriegel si era spento più di vent’anni prima, nel 1979, mentre Alexander Dubcek morì nel 1992 in incidente d’automobile. Simbolico in questo senso è stato il fallimento della piattaforma dei comunisti della Primavera Obroda, nata in febbraio del 1989 e scioltasi pochi mesi dopo la Rivoluzione di Velluto. La proposta di cittadinanza onoraria a Kriegel ha avuto almeno il merito di riportare alla luce una parte della storia, che tende a essere troppo spesso offuscata ed emarginata dal mainstream culturale e politico.