Sono stati gli anni migliori della nostra vita. Li chiamavano Swinging Sixties. I Beatles e i Rolling Stones guidavano la musica pop, Carnaby Street dettava le regole della moda. Io e mio fratello governavamo Londra. Cazzo, eravamo intoccabili» (Ronnie Kray).
I gemelli Kray partirono dal nulla, dalla vita di strada nell’East End cockney e sottoproletario londinese, dal quartiere di Bethnal Green. Refrattari alle regole, ossessivamente uniti (nonostante fossero spesso litigiosi tra di loro), insieme costituivano una macchina da guerra capace di schiacciare chiunque gli si parasse davanti. E lo fecero. Mettendo a frutto gli anni adolescenziali passati nel pugilato, dove trovarono anche numerose soddisfazioni, lasciando intravedere un futuro nello sport. Ma la loro sorte era diversa. Nemmeno le rigide regole dell’esercito riuscì a fermarli. Agli ordini rispondevano con una risata o un’alzata di spalle e si fecero così i primi mesi di galera per diserzione e insubordinazione. Riuscendo però a dettare legge in carcere. A detenuti e secondini. Sperimentando quello che sarà il loro marchio di fabbrica. La loro potenza, unita a una spietatezza sadica e a una ferocia senza limiti, induceva le vittime non solo a desistere da ogni resistenza ma di correre sotto la loro protezione. Rafforzandone la cerchia di amici, creando una band sempre più unita. Che, per timore di rappresaglie, che si sapeva sarebbero state spietate e implacabili, si trasformava in un’omertà impossibile da scalfire o penetrare. Anche in famiglia (il fratello Charles e la madre. Il padre disertore dalla Seconda Guerra Mondiale viveva in una costante latitanza e assenza) vigeva una protezione ferrea in difesa delle malefatte dei gemelli. Che, ormai ultra ventenni, incominciarono a diventare sempre più finalizzate a discorsi imprenditoriali. Acquistarono pub e locali, vessando, nel frattempo, negozianti e imprese della zona. Pare, sempre grazie al fiuto per gli affari del più posato e calcolatore Reggie, con un pizzo non troppo esoso, al fine di non rovinare le attività ma di permettere loro di essere sempre una fonte di costante guadagno.

MODI RAFFINATI
Lentamente, tra un arresto e l’altro (in particolare Ronnie, a cui fu diagnosticata una forma di schizofrenia paranoide che ne amplificava gli eccessi), i gemelli divennero potentissimi. Vestiti elegantemente, dai modi addirittura raffinati, non fecero nulla per nascondere la natura di gangster, anzi utilizzarono la morbosa fascinazione per il mondo criminale per essere accettati pubblicamente. Nei loro locali passavano pugili famosi, attori e cantanti, da Judy Garland a Diana Dors e pare anche Frank Sinatra, che non disdegnava certo rapporti con ambienti pericolosi. Di sicuro si affidò alla Krayleigh Enterprise, gestita dal fratello Charles, ancora a piede libero ma anche dagli stessi gemelli direttamente dalle rispettive prigioni, per assumere 18 guardie del corpo per potere assistere in tranquillità al torneo di Wimbledon di tennis nel 1985. Il famoso fotografo di moda David Bailey li immortalò in un celebre servizio. Ma anche diversi politici non mancavano di omaggiarli.
L’omosessualità di Ronnie lo portò spesso a contatto con membri del Parlamento britannico che, dovendo nascondere le loro preferenze sessuali, in un’Inghilterra ancora bigotta e dal retaggio vittoriano, divennero facilmente ricattabili. Reggie sposò la giovane e avvenente Frances, coprendola dei vestiti e gioielli più cool dell’epoca ma portandola progressivamente al suicidio, lei incapace di sopportare la vita così estrema del marito (anche se successivamente è stata adombrata l’ipotesi che sia stata uccisa da Reggie in un attacco di gelosia e l’evento coperto dalla solita coltre di omertà).
Il loro caso è emblematico di come due furfanti, non particolarmente intelligenti o geniali, anzi piuttosto rozzi, tutt’al più istintivi e abili, siano riusciti a fare il bello e il cattivo tempo, in barba e in aperta sfida alla (presunta) rigida autorità costituita britannica. Odiavano apertamente e con tutta la loro anima la legge e la polizia, la osteggiavano e fronteggiavano con ogni mezzo necessario. Seppero accattivarsi (spesso anche attraverso la minaccia, la corruzione e il ricatto) giornalisti e personaggi influenti e con essi anche l’opinione pubblica. Alla fine solo la pervicacia e la perseveranza di un poliziotto, Leonard «Nipper» Read, li mise al tappeto, sfruttando il loro senso di onnipotenza e il salto che fecero nel crimine, incominciando a uccidere i rivali prima, gli amici scomodi poi. Anche per una sorta di sfida personale, per vedere fino a che punto potessero arrivare, restando impuniti.

ERGASTOLO
Una trama che ricorre spesso nella criminalità e che è consuetudine anche nelle nostre mafie. I loro errori li portarono all’ergastolo, alla fine degli anni Sessanta. Ma ne è sempre rimasta un’aura affascinante nella cultura «pop» sia musicale che cinematografica. D’altra parte la Londra dei Sixties non era aliena a rapporti con la criminalità dal volto accettabile. Amici dei Kray (magari al loro soldo o semplicemente loro vittime) erano i fratelli Gunnel (anch’essi ex pugili) che gestivano il famoso Flamingo, uno dei primi locali che ospitò serate e concerti della scena mod oltre al Ram Jam Club e avevano sotto contratto gruppi della scena, come gli esordienti Rod Stewart, Fleetwood Mac o band ai tempi seguitissime come quelle di Geno Washington e Zoot Money.
Il loro atteggiarsi a burberi e, solo all’occorrenza, maneschi uomini di successo, sempre eleganti e dalle infinite possibilità economiche, li rese iconici, cancellando l’orrore di cui si macchiavano quotidianamente. Significativo quanto successe nel 1990 quando uscì il (mediocre) film Krays interpretato niente meno che dai fratelli Martin e Gary Kemp, membri degli Spandau Ballet. Oltre a fruttare ai gemelli qualche centinaio di migliaio di sterline in diritti, diede il via a una (assurda e ingiustificata) campagna per la loro liberazione (ovviamente rifiutata anche a causa delle reiterate violenze che portavano avanti in prigione contro gli altri detenuti). In questo senso è invece più che riuscito il film Legend del 2015, esaustivo, spettacolare e realistico, con Tom Hardy che interpreta entrambi i Kray. In ambito musicale, inevitabilmente alla ricerca di qualche controversia, è Morrissey che si è speso di più. Dalla corona di fiori mandata al funerale di Reggie, alle citazioni in The Last of Famous Playboys («Reggie Kray do you know my name? … Ronnie Kray do you know my face?») fino alla dedica, paradossale, a uno dei loro acerrimi nemici, Charlie Richardson, ritratto all’interno della copertina di Your Arsenal. Ma anche i Blur ne parlano in Charmless Man, Ray Davies dei Kinks in London (non a caso tutti cantori dell’Inghilterra moderna e antica) oltre a Idles, Libertines e altri.
Molto ampio lo spazio concesso dalla televisione con documentari, più o meno accurati e, allo stesso modo, la letteratura. A partire da una serie di autobiografie (sempre ben pagate e vendute) sia singole che in coppia (inclusa quella del fratello Charles) e al libro di John Pearson (commissionatogli direttamente dai gemelli e uscito nel 1972), pubblicato finalmente quest’anno in Italia da Milieu Edizioni: Professione criminale. La Londra dei gemelli Kray, molto accurato, mai assolutorio e preciso.

Lo stesso Reggie raccomandò all’autore: «Niente cazzeggi. Ometteremo alcuni dettagli che dobbiamo tenerci per noi, per non mettere nessuno nei guai. Non vorrai mica fare passare dei guai ai nostri amici, dico bene?».