Kobane non è sola. Ieri, giornata globale di appoggio alla resistenza kurda e contro il Califfato. In Italia, in piazza o in presidio, i movimenti e la sinistra: dal sud al nord del paese. Un sostegno variegato che però ha ripreso gli obiettivi avanzati dal movimento kurdo e ha espresso un forte appoggio alla «straordinaria resistenza» dei combattenti e delle combattenti kurde, unico vero argine al dilagare dell’Isis.

Le azioni «urgenti e necessarie» – scrive il Congresso nazionale del Kurdistan (Knk) – implicano che la risposta internazionale in Iraq e Siria non venga affrontata in modo selettivo, poiché «le azioni in Iraq condizionano la situazione sul campo in Siria. I raid aerei in Iraq hanno provocato il fatto che l’Isis abbia rivolto le sue campagne militari in Siria, dove può operare liberamente in tutta la Siria settentrionale».

La comunità internazionale deve quindi proteggere la popolazione civile di Kobane, garantendo corridoi umanitari e impedire che l’Isis continui a traversare il confine tra Siria e Turchia. Kobane è un argine contro la barbarie e per questo il movimento di liberazione kurdo dev’essere tolto dalla lista nera. Dev’essere riconosciuta l’autonomia del Rojava e deve tornare in libertà il leader del Pkk Abdullah Ocalan, fautore di una proposta di pace che Ankara vuole seppellire: nel timore che Rojava – l’autonomia federale basata su democrazia, parità di genere e giustizia sociale – si diffonda e faccia scuola.