Liste, liste, liste. Una delle critiche più feroci che viene fatta a certo discorso cinematografico spostatosi sui social network negli ultimi anni è che sia diventato solo una variante della mania di elencare film, secondo generi, autori o decenni, e nient’altro. Se è vero che spesso questo delirio classificatorio per giudicare quale sia il miglior film di sempre, quale il più importante e così via, lascia il tempo che trova, è altrettanto vero che quando lette in maniera obliqua, le liste possono anche rivelare molto di più. Offrire ad esempio delle possibilità di scoperta, in una contemporaneità dove c’è quasi un eccesso di materiale disponibile: possono infatti servire come guide o punti di entrata per esplorare filmografie o periodi cinematografici di cui magari si sa poco.

IL NUMERO di luglio della storica rivista cinematografica giapponese «Kinema Junpo» è dedicata ai migliori film prodotti nell’arcipelago nel primo decennio dei duemila (2000-2009). Anche perché costretta a creare contenuti in un periodo morto per il cinema a causa della pandemia, e viste le notizie poco rassicuranti dei giorni scorsi con un aumento dei casi, la rivista ha deciso di pubblicare i risultati di un sondaggio su quali siano i migliori film usciti nei primi dieci anni del nuovo millennio.

Benché «Kinema Junpo» sia una pubblicazione abbastanza mainstream, i risultati sono stati molto interessanti, con lavori che trattano temi delicati e nomi o film che spesso non sono troppo conosciuti al di fuori dell’arcipelago. Face di Junji Sakamoto si trova in cima alla classifica, un film abbastanza inclassificabile uscito nel 2000 che segue l’odissea di una giovane ragazza con evidenti problemi di adattamento sociale, seguito da Eureka di Shinji Aoyama. Forse il nome più noto fra i primi dieci, il film è un fluviale racconto sull’elaborazione e il superamento del dolore da parte di un gruppo di persone a seguito di un sequestro, magnificamente filmato, in maniera quasi metafisica, da Masaki Tamura. Miscela di commedia e tragedia è invece il terzo classificato, Pacchigi! di Kazuyuki Izutsu, che sonda le difficoltà sempre presenti ed attuali, purtroppo, di un gruppo di coreani di seconda generazione alle prese con la discriminazione di parte della società giapponese. Altra colonna portante del primo decennio dei duemila è il quarto: Love Exposure del 2008, quattro ore che miscelano amore, odio, perversioni, sette religiose e molto altro. Capolavoro di Sion Sono e lavoro che fra le altre cose lanciò la carriera di due giovanissime attrici, Hikaru Mitsushima e Sakura Ando.

MIWA NISHIKAWA è la prima donna regista presente in classifica con il suo Sway del 2006, al quinto posto, thriller con cui l’autrice esplora la relazione fra due fratelli e il padre rimasto vedovo. Nishikawa è stata aiuto regista per alcuni film di Hirokazu Kore’eda e proprio Nobody Knows del regista giapponese è il film successivo nell’elenco stilato da «Kinema Junpo». La lista dei film continua e meritano una menzione almeno Battle Royale di Kinji Fukasaku, che nel 2000 scandalizzò mezzo mondo con il suo film cruento e satirico sulla competizione presente nella società giapponese, e The Twilight Samurai, con cui nel 2002 Yoji Yamada, a settant’anni, realizzò il suo primo film chanbara. Ma mentre Yamada è ancora molto attivo (proprio quest’anno in occasione del centenario della casa di produzione Shochiku doveva realizzare un film celebrativo, poi slittato a causa del Covid-19) La donna nello specchio del 2002, anch’esso in classifica un po’ a sorpresa, è a tutt’oggi l’ultimo film diretto da Kiju Yoshida, uno dei più importanti cineasti giapponesi di tutti i tempi.

matteo.boscarol@gmail.com