Lo scossone al clima di distensione intorno alla penisola coreana. Kim ha fatto saltare un incontro con la Corea del Sud, lamentandosi delle esercitazioni militari congiunte di Seul e Washington. Secondo Kim, la sua buona predisposizione al dialogo prevedeva uno stop allo show militare in programma. Alla fine la minaccia: così non si arriva a Singapore il 12 giugno. Una minaccia che ha colto di sorpresa un po’ tutti, ma non Seul e Usa.

DALLA CASA BLU SUDCOREANA è arrivato dapprima un comunicato non proprio benevolo, poi una sorta di «riparazione»: dalle esercitazioni sono stati esentati i B52, proprio quanto voleva Kim. Da Washington è arrivata una nota della Casa bianca secondo la quale niente sarebbe in discussione e l’incontro a Singapore si farà. Da Trump poi è arrivata la conferma: per lui si va alla denuclearizzazione e se ne parlerà nella città stato.

QUESTA MINACCIA DI KIM è giunta in un momento nel quale tutto pareva ormai portare al confronto tra Usa e Corea del Nord. Del resto, come specificato da Seul, lo stesso Kim sarebbe stato messo a conoscenza delle esercitazioni proprio da Moon durante il loro incontro il 27 aprile. E Kim avrebbe accettato dato che si tratta di esercitazioni di «natura difensiva». È chiaro che però, dietro questi ostacoli che improvvisi si pongono in mezzo a una potenziale risoluzione, c’è un punto non risolto-

LA COREA DEL NORD ha la stessa posizione che ha sempre avuto Pechino (che conta ancora e molto nella diatriba): no alla corsa al nucleare della Corea del Nord e no alle basi militari americane in Corea del Sud. È questo il punto che dovranno dirimere, se ci sarà l’incontro, Trump e Kim a Singapore.