Era nell’aria da tempo, ma l’affondo del Global Times, quotidiano ufficiale del partito comunista, spin off del Quotidiano del Popolo, non nuovo a editoriali che danno l’idea di quanto si muova all’interno di esercito e partito comunista, è di quelli letali: «il regime di Kim Jong-un è inopportuno», scrive nel suo commento un alto papavero dell’esercito cinese. In soldoni: il giovane leader rischia di far piombare la Cina in un «disastro», ovvero una guerra e in un’emergenza epocale, dovuta ai profughi che dalla Corea del nord cercherebbero riparo in Cina.

«La Cina deve organizzare con cura un dispiegamento di forze lungo i confini a nord-est…e prepararsi militarmente e diplomaticamente a tutti i rischi potenziali nel più breve tempo possibile», ha detto Wang Haiyun al Global Times. Wang ha fatto parte del corpo diplomatico cinese in Russia ed è consulente presso la China Society for International Strategy, un think tank guidato da Sun Jianguo, vice capo di stato maggiore della Commissione militare centrale. Non ha un ruolo che gli consenta di parlare a caso. Le minacce che Wang ha menzionato – oltre ai test della Corea del Nord – includono la decisione degli Stati uniti «di inviare una portaerei, dei bombardieri strategici e dei sottomarini nucleari alle basi della Corea del Sud e del Giappone, e il dispiegamento di un sistema anti-missili balistici in Corea del Sud», come riporta il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post.

I commenti di Wang giungono proprio mentre il viceministro degli esteri Zhang Yesui ha promesso supporto per una forte risoluzione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite per punire Pyongyang dopo il lancio del razzo e il test nucleare. «Noi sosteniamo una nuova e forte risoluzione», ha detto Zhang. Nello stesso tempo il quotidiano cinese filo governativo ha pubblicato un altro commento, questa volta anonimo, nel quale viene detto chiaramente che la Cina deve prepararsi agli «scenari peggiori».

Si tratta di avvisaglie, di prime «uscite pubbliche» di un fastidio nei confronti di Kim che la dirigenza cinese ormai non nasconde più neanche nelle assisi internazionali. è finito il tempo dell’alleanza a tutti costi, specie vista la «nuova normalità» cinese, che nell’ambito della politica estera si traduce con una attenzione maniacale nell’area e un nuovo protagonismo internazionale.