Abbandonati i colloqui di Minsk lo scorso 25 dicembre, senza attendere la seconda giornata di incontri, con l’unico risultato positivo di uno scambio di prigionieri tra milizie e governativi, Kiev non sembra voler intraprendere sforzi per una soluzione pacifica del conflitto nel Donbass.

Dalla Presidenza della Repubblica di Lugansk dichiarano di non aver ricevuto alcun nuovo invito per la ripresa dei colloqui di pace.

Le mosse governative vanno nella direzione di un blocco sempre più soffocante ai danni della popolazione civile della Novorossija. Se il premier Jatsenjuk annuncia di voler spendere ancora 300 milioni di grivne (1 grivna è uguale a 0,05 euro) nella costruzione del muro (il «Vallo europeo») al confine con la Russia, ecco che non verranno pagate le pensioni alla popolazione del Donbass fino alla prossima primavera. Dal luglio scorso Kiev ha sospeso l’attività della Banca centrale per i territori di Lugansk e Donetsk, interrompendo con ciò stesso i pagamenti di pensioni e assegni sociali e arrivando anche, lo scorso novembre, a chiudere completamente gli uffici statali nel Donbass.

I contributi pubblici per invalidità per il mese di dicembre nella regione di Donetsk sono stati pagati dal Ministero per le politiche sociali della Repubblica popolare. Ancora due giorni fa, il presidente ucraino Poroshenko, mentre ha discusso per telefono con la cancelliera tedesca Angela Merkel la possibilità di ulteriori aiuti economici (si annuncia un bilancio 2015 con 4 miliardi di dollari di deficit; l’alternativa è la completa bancarotta del paese), ha detto che se la situazione nella zona del conflitto non migliorerà, non esiterà a introdurre la legge marziale.

Questo, mentre riprendevano gli scontri nella zona dell’aeroporto di Donetsk e ogni giorno le forze governative e i battaglioni neonazisti bombardano i quartieri civili di Donetsk e Lugansk, tanto che gli ultimi rapporti Onu parlano di oltre 5.000 morti. Tra questi, anche i 298 passeggeri dell’aereo malese abbattuto nel luglio scorso; dopo le rivelazioni del militare ucraino in servizio alla base di Dnepropetrovsk, che afferma di aver assistito al decollo del caccia di Kiev armato di missili aria-aria e al suo rientro privo dei missili, una commissione di indagine russa si recherà in Ucraina per interrogare il pilota del caccia.