Il giorno dopo le immagini dai satelliti prodotte dalla Nato, l’accusa di invasione russa, l’ufficialità circa l’apertura del nuovo fronte meridionale, si ritorna alla politica e alla diplomazia. Almeno, i «grandi», perché i soldati, dell’esercito regolare, i miliazioni neonazisti, i volontari russi, i ribelli, continuano a combattere. L’inerzia della guerra è cambiata e quindi Kiev ha tentato subito di correre ai ripari. Ieri il premier Yatseniuk ha esplicitato la possibilità che l’Ucraina (anche se sarebbe lecito chiedere, quale parte del paese) possa richiedere l’adesione alla Nato.

L’alleanza atlantica ha risposto via segretario generale, Anders Fogh Rasmussen, dopo la riunione straordinaria del Consiglio Nato-Ucraina in cui, è stato precisato, non si è discusso della possibile adesione di Kiev all’Alleanza: «Ogni paese ha diritto di decidere da solo le alleanze», ha detto Rasmussen. Una risposta che non deve aver fatto piacere a Mosca. L’ipotesi infatti, non fa che soffiare sul fuoco, insieme al regalo che il Fondo monetario ha recapitato ieri a Poroshenko, ovvero lo sblocco del prestito da 1,4 miliardi di dollari. Ossigeno puro per un’economia in gravissima difficoltà.

Il Fmi – ieri – lo ha affermato in una nota, giunta in seguito al piano approvato lo scorso aprile: un programma in due anni per l’Ucraina da 16,67 miliardi di dollari a sostegno delle direttive economiche del governo, che «punta a riportare stabilità macroeconomica, rafforzare la governance economica e la trasparenza e a una crescita economica solida e sostenibile». Tutti elementi che ad ora non sono presenti nella fragile condizione economica del Paese. A queste novità ha risposto in serata Putin, ricordando, «senza volere minacciare nessuno», che la Russia è una potenza nucleare.

E mentre si attende la nomina o meno di Mogherini al ruolo di «ministra degli esteri» dell’Unione europea (la decisione arriverà oggi), sul fronte europeo i più attivi in chiave anti russa continuano a essere i polacchi. Ieri, dopo aver accusato la Russia di aver mosso dei soldati anche nella città di Mariupol, la Polonia ha negato lo spazio aereo ad un volo russo.

Non uno qualunque, bensì quello del ministro della Difesa russo Serghiei Shoigu, di ritorno dalla Slovacchia. Secondo Ria Novosti il ministro sarebbe infine atterrato a Bratislava. E ieri dalla riunione informale dei ministri europei a Milano, è arrivata anche una dura posizione da parte della Svezia. «Dobbiamo sapere cosa stiamo affrontando, dobbiamo dirlo chiaramente: siamo davanti alla seconda invasione russa dell’Ucraina in un anno», ha detto il ministro degli Esteri svedese Carl Bildt.

Eventuali ulteriori sanzioni saranno oggi «sul tavolo» del Consiglio europeo, ha aggiunto, benché sia chiaro il fatto che non sono certo le misure economiche, lo strumento per risolvere questa crisi. E ieri ha parlato anche Putin. Il presidente russo, innanzitutto, ha definito la decisione del comando dell’esercito ucraino di non usare il corridoio umanitario da lui auspicato per le forze assediate dai ribelli come un «grosso errore» che «porterà ad una grande perdita di vite umane». Poi ha sganciato l’accusa più pesante dall’inizio della crisi ucraina: «Le forze ucraine nell’est del paese, si comportano come fecero i nazisti durante la seconda guerra mondiale».

Le dichiarazioni di Putin sono state riportate dal Guardian, dopo che il presidente degli Stati uniti Barack Obama aveva accusato la Russia di avere inviato truppe in Ucraina e di fomentare i separatisti filorussi. Il leader del Cremlino ha detto che l’esercito ucraino sta facendo la parte dei «nazisti», mirando alle città e alle loro zone residenziali come i soldati tedeschi fecero nell’ex Unione sovietica. Russi ed ucraini «sono praticamente un solo popolo», ha poi aggiunto riprendendo una dichiarazione precedente in cui faceva riferimento alle zone contese del sudest dell’Ucraina come alla Novorossiya (la Nuova Russia, come stabilito dai «governi» ribelli).

Infine Putin ha aggiunto alcune considerazioni. In primo luogo, secondo Mosca, l’intervento russo in Crimea ha evitato che nella penisola sul Mar Nero scoppiasse una crisi simile a quella in atto nel sud-est dell’Ucraina. Mosca non ha annesso la Crimea, ma avrebbe «permesso alla gente di esprimere la propria posizione e l’ha trattata con rispetto». La Crimea è di fatto diventata russa dopo un intervento militare «soft» delle truppe russe e il referendum a marzo. Infine, parole di pace: «La guerra in Ucraina orientale è un’enorme tragedia, la nostra tragedia comune e deve finire prima possibile».