Proseguono i combattimenti nelle regioni orientali ucraine, perché la guerra non sembra essere sul punto di finire, anzi. E Putin ha minacciato nuove ritorsioni contro Europa e Stati uniti, a seguito delle sanzioni decise contro Mosca.

L’Ucraina è sempre più un imbuto militare, di morte, profughi e disperazione, e un motivo di instabilità economica e diplomatica in Europa. Chiunque sia stato ad attaccare lunedì i profughi in fuga verso la Russia, l’esercito di Kiev o i ribelli filorussi, i morti – secondo quanto comunicato ieri – sarebbero almeno quindici. Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Andriy Lysenko ha precisato che sono stati recuperati anche sei feriti, di cui tre in condizioni gravi. Ancora non sono state diffuse immagini del convoglio colpito (una colonna di mezzi militari con bandiere bianche) e non ci sono state conferme indipendenti dell’attacco, attribuito da Kiev ai separatisti che invece hanno negato ogni responsabilità.

Non solo, perché ieri i filorussi hanno denunciato nuovi bombardamenti nei pressi di Donetsk, in un villaggio a 25 chilometri dal capoluogo della regione. Sarebbe stato colpito anche un asilo, causando la morte di oltre 10 bambini. «Le informazioni sono state confermate. Gli accertamenti preliminari indicano che più di 10 bambini sono stati uccisi», ha detto il vice premier dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, Andrei Purghin , ma ormai è chiaro che a est si combatte senza alcun rispetto per niente. Da tempo.

E non a caso in questa guerra che va avanti ormai da mesi, muoiono per lo più civili. Nel mezzo di un nuovo scontro politico a Kiev, complici i sempre sottovalutati, specie dalla stampa italiana, ultranazionalisti e neonazisti, l’assalto a Donetsk continua. Ieri l’esercito di Kiev ha anche annunciato una sorta di «conquista» di Lugansk, mentre sembrerebbe che «il grosso» delle forze dei separatisti sia ormai nei pressi di Donetsk, dove da settimane si svolge un assedio da parte dell’esercito nazionale. Era stato annunciato, settimane fa, come quello finale. I ribelli si difendono e colpiscono, l’esercito rintuzza.

Nell’indecisione circa una fine sempre più lontana dello scontro militare, proseguono i balletti diplomatici, alla ricerca di un accordo di cui ormai non si parla neanche più. Merkel andrà a Kiev, hanno fatto sapere da Berlino, mentre nelle prossime settimane dovrebbe esserci un nuovo incontro tra Poroshenko, il presidente ucraino e Vladimir Putin. Quest’ultimo, nel frattempo, ha fatto sapere di essere pronto «a nuove ritorsioni» se gli Stati uniti e l’Unione europea proseguiranno con la loro politica di sanzioni per punire l’appoggio fornito da Mosca ai ribelli filo russi ucraini. È quanto minacciato dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, secondo quanto riportato dall’agenzia Ria Novosti, affermando che Mosca «sta valutando diverse varianti. Abbiamo detto più volte che la Russia non è una sostenitrice del linguaggio delle sanzioni e non siamo stati noi ad iniziare».

Peskov ha poi concluso minacciando, «se i nostri partner -ha aggiunto- continuano con le loro pratiche non costruttive e perfino distruttive, verranno sviluppate delle misure aggiuntive». La cancelliera tedesca Angela Merkel si recherà sabato 23 agosto in Ucraina, su invito del presidente Petro Poroshenko. Oltre al prsidente, Merkel incontrerà a Kiev il premier Arseni Iatseniuk – dimissionario, ma attivo nel finanziare in ogni modo lo sforzo bellico – e i sindaci di alcune città ucraine. Al centro del confronto, si legge in una nota, «l’attuale situazione ucraina e l’atteggiamento da tenere nei confronti della Russia. Inoltre si parlerà delle possibilità concrete di sostenere l’Ucraina».

Poroshenko e Putin, invece, si incontreranno a Minsk il 26 agosto, in occasione di un vertice fra Unione europea, Ucraina e Unione doganale (di cui fanno parte Russia, Kazakhstan e Bielorussia).